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Sabato, 27 Aprile 2024
La requisitoria / Palma di Montechiaro

"Anziano ucciso per rubargli i pochi spiccioli che aveva in casa", chiesto ergastolo per la badante

Dana Mihaela Nicoleta Chita, 26 anni, avrebbe strangolato l'ottantanovenne Michelangelo Marchese che le aveva promesso di sposarla per lasciarle l'eredità: "tradita" da un fiocco con cui avrebbe legato i polsi della vittima e dal ricettatore a cui portò la sua auto per farla sparire

Il fiocco con cui sono stati legati alla sedia i polsi della vittima, anzichè il nodo, indirizzarono subito gli inquirenti su una donna. Le confidenze fatte ad un amico, le intercettazioni in carcere, dove finì per un'altra vicenda, insieme all'analisi delle celle telefoniche che hanno ricostruito il percorso e, infine, il ritrovamento dell'auto della vittima che doveva essere fatta sparire da un ricettatore che, invece, l'ha tenuta hanno fatto il resto: il pubblico ministero Cecilia Baravelli non ha dubbi.

La pena richiesta, quindi, è quella massima: ergastolo con tre mesi di isolamento. E' stata la rumena Dana Mihaela Nicoleta Chita, 26 anni, fermata il 20 novembre del 2020, secondo il pm, a uccidere, la notte tra l'11 e il 12 luglio, l'ottantanovenne Michelangelo Marchese. L'anziano non solo l'aveva ingaggiata come badante ma le aveva promesso che l'avrebbe sposata lasciandole l'eredità. "E' stato un omicidio brutale - ha sottolineato il pm -, non si è fatta scrupolo di ucciderlo per rapinarlo dei pochi spiccioli che teneva in casa e sottrargli una vecchia utilitaria".

La donna, che avrebbe agito con altri complici non identificati, lo avrebbe strangolato e ucciso dopo averlo immobilizzato con del nastro adesivo sul quale sono state trovate tracce di dna. Il caso sarebbe stato risolto scoprendo la sparizione dell'auto dell'anziano che sarebbe stata rubata dalla donna salvo poi cercare di disfarsene.

L’auto era stata consegnata a un pregiudicato, che avrebbe dovuto demolirla ma che, invece, decise di tenerla per sè. "Tanto non avevo la patente - ha detto in aula l'uomo nel corso del processo -, se mi avessero fermato sarebbe stata comunque demolita". Giuseppe Sorce, accusato della ricettazione della vettura, ha confermato in aula di averla ricevuta negando di conoscere la provenienza. 

Dopo la requisitoria ci sono state le arringhe dei difensori di parte civile Vito Cangemi e Giuseppe Cacciatore e del legale dell'imputato Angelo Asaro. La Corte di assise presieduta da Wilma Angela Mazzara emetterà la sentenza il 30 settembre. 

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