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Venerdì, 26 Aprile 2024
Tribunale

Omicidio Lorena Quaranta, chieste le attenuanti generiche per il fidanzato Antonio De Pace

A luglio 2022 l'infermiere era stato condannato all'ergastolo in primi grado. Ma in Appello potrebbe materializzarsi uno sconto di pena. L'intervento del procuratore generale Salomone e la replica della difesa: "Il giudizio in Assise va confermato"

Torna in tribunale la vicenda di Lorena Quaranta, l'infermiera uccisa nel marzo del 2020 a Furci Siculo dal fidanzato Antonio De Pace, condannato in primo grado all'ergastolo. Nell'udienza in appello, celebrata stamane, la pubblica accusa ha invocato la concessione delle attenuanti generiche nei confronti del giovane di origini calabresi. Questa in sintesi la richiesta formulata dal procuratore generale durante il suo lungo e articolato intervento in aula. I giudici dovranno quindi valutare anche un'eventuale riduzione della pena stabilita in Assise lo scorso luglio. A pesare, nella ricostruzione della Procura, la mancanza di episodi violenti pregressi e le modalità dell'omicidio simili a un raptus. Una ricostruzione che ha lasciato l'amaro in bocca ai familiari della ragazza originaria di Favara, difesi dall'avvocato Giuseppe Barba. "Non condividiamo una conclusione simile - spiega il legale - riteniamo che la sentenza di primo grado vada confermata, l'ergastolo è stato dato con motivazioni ineccepibili. E per questo non ci aspettavamo una richiesta del genere". L'avvocato Salvatore Silvestro, difensore di Antonio De Pace, preferisce attendere senza alcun commento la sentenza che potrebbe già arrivare nel mese di luglio. Il prossimo 28 giugno intanto ci sarà una nuova udienza. A margine dell'intervento della Procura, spazio anche alle associazioni anti-violenza costituitesi parti civili. 

L'infermiere calabrese era stato dichiarato capace di intendere e di volere e quindi imputabile, al termine della perizia effettuata per conto della procura dal professore Stefano Ferracuti che aveva evidenziato l'assenza di "disturbi psichiatrici" nel ragazzo di origini calabresi, all'epoca dei fatti vittima di una "importante condizione ansiosa".

"De Pace era terrorizzato dal Covid"

Scongiurato il rischio di annullamento della sentenza di primo grado per la presenza di un giurato over 65, chiesta dallo stesso difensore di De Pace, Salvatore Silvestro. La Corte di Cassazione si è recentemente espressa in merito sottolineando come il fattore anagrafico sia discriminante solo al momento della nomina dei togati. Ma il 20 dicembre scorso tali motivazioni hanno invece  trovato applicazione portando all’annullamento in appello della sentenza di condanna a carico del 58enne Luigi De Domenico, il sieropositivo che contagiò la sua compagna, l’avvocato messinese 45enne che morì di Aids.

La vicenda

La notte del 31 marzo Lorena Quaranta è morta dopo essere stata strangolata. Tutto questo al termine di una lite con il fidanzato, iniziata la sera prima e terminata poi in tragedia nell'appartamento di Furci Siculo in cui i due abitavano. Poi il tentativo di suicidio di De Pace che si è procurato dei tagli prima di chiamare i carabinieri. Alla base sembra esserci una sola "giustificazione", inusuale quanto agghiacciante: uno stato d'ansia che da giorni avrebbe tormentato il 27enne, provocato dalla paura di essere stato contagiato dal coronavirus insieme alla stessa Lorena. Ipotesi successivamente smentita dai tamponi effettuati su entrambi dal personale sanitario.

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