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Indirizzi sbagliati ed errori geografici: annullate le ordinanze contro due "sporcaccioni"

Il Libero consorzio ha dovuto ritirare in autotutela le ingiunzioni di pagamento per alcune sviste nei documenti, ma potrà comunque ripresentarle

Sviste, piccoli errori nella compilazione delle ingiunzioni di pagamento per fatti, tra l'altro risalenti negli anni. Tanto quanto basta, però, per ottenere formalmente l'annullamento della richiesta di pagamento, dal non irrilevante valore di seicento euro. E' accaduto a due cittadini agrigentini, che erano stati beccati nel 2018 dal nucleo polizia ambientale dei vigili urbani ad abbandonare rifiuti in due distinte zone della città.

Come già accaduto in decine di altri casi simili, i cittadini erano stati "beccati" ma non avevano ovviamente saldato il dovuto. Era stato quindi necessario trasferire tutto al Libero consorzio che si occupa di reati ambientali, il quale aveva inviato delle specifiche ingiunzioni di pagamento che però, adesso, sono state stracciate in autotutela per piccoli errori formali che sono, però, assolutamente sostanziali.

Mentre in un caso è stato infatti indicato per sbaglio un indirizzo di residenza diverso dal reale per il multato, in un altro lo sbaglio è stato più frutto probabilmente di una distrazione del redattore dell'ordinanza: l'uomo sanzionato, infatti, era originario del siracusano. Nell'indicare i classici "nato a... in provincia di..", però, il funzionario ha inserito Agrigento come capoluogo di provincia di Siracusa. 

Ne consegue che l'ente ha annullato tutto, ma non ha effettivamente rinunciato a chiedere i 600 euro dovuti dai due sanzionati: gli uffici dovranno adesso proporre due nuove ordinanze di richiesta degli importi, a però - va ricordato - già 4 anni dai fatti contestati.

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