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Domenica, 28 Aprile 2024
L'approfondimento

La mattina indossano un completo, la sera guanti, collare e grembiule: viaggio nella massoneria agrigentina

Tanti gli aderenti in provincia, anche se nessuno ha un numero completo: l'obbedienza più rappresentata è verosimilmente il Goi, ma si teme la presenza anche delle logge coperte

Di giorno indossano il vestito di chi svolge lavori di responsabilità. Liberi professionisti, soprattutto. Un completo, una cravatta, la borsa di pelle. Percorrono le corsie degli ospedali, i corridoi dei tribunali, ma ovviamente non solo. Poi, a fine giornata, vestono panni meno usuali, ma altrettanto formali: guanti, collare, paramenti scuri con bordature rosso porpora o verde e oro. A spiccare un simbolo tra tutti: la squadra e il compasso.

La massoneria è una realtà consolidata e diffusa anche in provincia di Agrigento: tante le logge, anche di diverse "obbedienze", tante le persone che ne fanno parte. Un modo non del tutto segreto, ma sicuramente riservato, chiuso, a cui si accede solo se ammessi da chi c'è dentro. Il Goi, (Grande oriente d'Italia) sul proprio sito online chiarisce di non fare "proselitismo" e invita a usare il form "contatti".

Si dice che vi siano logge coperte, in questi casi vi sono persone che magari sentono l'impulso di avvicinarsi a questo mondo, ma non possono perché sono personaggi pubblici e in vista

Testimonianza di Lucio (nome di fantasia)

Come si entra nella massoneria

"Si entra in massoneria solo per cooptazione. Ti scelgono per il tuo ruolo pubblico, per la tua figura professionale o anche per tradizione familiare. In realtà c'è anche un modulo che si potrebbe compilare online, ma da quanto so non viene tenuto molto in considerazione. Il sistema più efficace è essere presentati da un padrino, che garantisca per te. Dentro ci sono tanti liberi professionisti, in ogni categoria, anche se avvocati e medici sono probabilmente i più rappresentati". A parlare con AgrigentoNotizie è Lucio - nome di fantasia -, libero professionista agrigentino che sottolinea di vantare un nonno e un padre entrambi massoni. Lui però, in una loggia, non è mai voluto entrare. "Si tratta di una scelta personale, ovviamente mi è stato richiesto ma al momento ho deciso di declinare l'invito".

Lucio, però, è molto ben informato su questo mondo "riservato, ma non segreto", precisa. E c'è da credere alla sua definizione, dato che l'obbedienza più diffusa in Italia e in provincia, il Goi ha persino un sito on line dove si può leggere quali sono le logge in provincia di Agrigento. C'è anche una sezione "news" - che però non è aggiornatissima - nella quale si celebrano anniversari di fondazione e si parla delle iniziative che si sono svolte nel recente passato anche nell'Agrigentino.

Tra le pagine digitali, è possibile anche trovare foto di alcune riunioni più rilevanti (risalenti comunque ad un decennio fa) ma soprattutto un lungo e circostanziato elenco dei gruppi attivi in tutta Italia.

Le logge esistenti

Sono, rimanendo al momento al Goi, 4 le logge ad Agrigento: la "Giuseppe Garibaldi", la "Concordia" (che è anche la più vecchia del capoluogo), la "Enrico La Loggia", e la "Luigi Pirandello". A queste si aggiunge una loggia a Sciacca, la "Saverio Friscia", una a Menfi, "I figli di Hiram" e una a Naro, la "Aurora", fondata solo nel 2013. Due le logge a Licata, la "Arnaldo Da Brescia" e la "Salvatore Quasimodo". La prima è probabilmente la più antica in provincia: era il 31 marzo del 1922 quando proprio il poeta Quasimodo venne iniziato massone "all’Oriente di Licata". Una loggia anche a Santa Margherita di Belice, la "Dedalus", una a Favara, la "Atena", fondata nel 2007, una a Canicattì, la "Luigi Pirandello" e una a Sambuca di Sicilia, la "Armonia".

Presenti in provincia anche altre obbedienze. Un caso riguarda la "Gran Loggia d'Italia", che conta esponenti ad Agrigento, Canicattì, Menfi, Naro, Ribera, Sambuca di Sicilia, Sciacca e Santa Margherita di Belice, ma non è escluso vi siano diverse altre obbedienze o gruppi che si riuniscono in modo autonomo.

"Si dice che vi siano anche delle cosiddette logge coperte - spiega Lucio -. Parrebbe ve ne siano diverse. Sul perché si creino posso dire che rientrano in questi casi persone che magari sentono un impulso ad avvicinarsi a questo mondo ma non possono perché ad esempio sono personaggi pubblici in vista: un parlamentare, un sindaco, un alto dirigente della pubblica amministrazione, un carabiniere, un poliziotto o un prefetto certamente cercano un contesto che ne possa tutelare la privacy. Preciso, ovviamente, di non avere notizie specifiche ma di indicare solo degli esempi".

Rapporti con la politica e la mafia 

In Sicilia da alcuni anni è obbligatorio per sindaci e consiglieri comunali dichiarare la propria eventuale appartenenza massonica, ma nei fatti in molti Comuni la norma è ignorata e comunque sarebbe difficile verificare. Anni fa un elenco di appartenenti alle logge italiane venne diffuso al termine della cosiddetta "inchiesta Cordova", portata avanti dall'ex pm della Procura di Palmi che individuò centinaia di nomi. Un elenco raggiungibile oggi in rete, ma che rassegna un quadro datato di alcuni decenni.

A solleticare l'attenzione della  Commissione parlamentare antimafia, anni fa, fu la chiusura di 138 logge chiuse in larga parte nel Sud. Tra queste anche un caso agrigentino, la "Ermete Trimegisto" di Agrigento:  in particolare i parlamentari - all'epoca presieduti da Rosy Bindi - vollero valutare i motivi degli "abbattimenti" in tutto il Sud Italia e se vi fossero in qualche modo collegamenti con infiltrazioni mafiose o se si trattasse di provvedimenti "naturali" dovuti magari ad una riduzione dei partecipanti.

Del resto il rapporti incestuosi tra la mafia e certa massoneria sono stati al centro delle cronache anche giudiziarie: in provincia di Agrigento a raccontarci uno spaccato è l'inchiesta "Halycon-Assedio", che lo scorso anno ha portato a condanne definitive in Cassazione e all'assoluzione però di un "Gran maestro venerabile", il funzionario Regionale Lucio Lutri che era accusati concorso esterno in associazione mafiosa. In particolare, secondo l'accusa, “grazie alle rete relazionale a sua disposizione quale maestro venerabile della loggia massonica 'Pensiero ed Azione' di Palermo, avrebbe 'acquisito e veicolato agli appartenenti alla famiglia mafiosa informazioni riservate circa l’esistenza di attività di indagine a loro carico' e sarebbe intervenuto per favori di altra natura".

Quanti sono i massoni agrigentini

Ma quanti sono in totale i massoni agrigentini? In realtà nessuno, se non dentro le organizzazioni può conoscere il numero complessivo. Certo è che per fondare una loggia bastano solo 7 "membri della comunità iniziatica", che tali restano fino alla morte (definita "passaggio all'Oriente eterno") o finché non decidono di uscirne, o vengono allontanati. "Poi ci sono diverse persone - spiega Lucio ad AgrigentoNotizie - che sono al momento in 'sonno', perché hanno deciso di sospendere la loro attività perché magari non stanno bene, o hanno molti impegni che li portano altrove. In genere non si resta molto a lungo in questo stato".

Per partecipare ai lavori, i massoni pagano una quota annuale che si aggirerebbe tra i seicento e i mille euro, che servono soprattutto per pagare le spese di affitto e delle utenze, per acquistare vestiario e materiale e sostenere gli impegni economici per le "Agapi fraterne", le riunioni tra più logge.

massoneria tempio

Dove si trovano i "templi" per le riunioni 

Interessante poi il tema connesso ai "templi" in cui le riunioni si svolgono. Per restare ad Agrigento e al Goi, si va da grandi ville in zone periferiche, a appartamenti in semplici - ma signorili - condomini del centro città. Luoghi della massoneria agrigentina sono ben mimetizzati, per quanto la loro collocazione sia solo in parte "segreta".

Di alcuni, ad esempio, si conosce l'ubicazione generale: il più celebre è quello che ospita la loggia agrigentina "Concordia", che si riunisce in una villa in contrada Mandrascava di cui ha parlato anche il falso pentito Giuseppe Tuzzolino, che fece alla magistratura anche i nomi di numerosi presunti massoni e di altrettanto presunte logge "deviate". La presenza di questo tempio nelle campagne di Agrigento, comunque è indicata persino sul sito online del Goi. 

Nel cuore del centro città, invece, si trovano i "templi" di due logge cittadine, pare ospitati in quelli che dall'esterno sono semplici circoli culturali. Un altro "tempio" si troverebbe nella zona industriale, ma a servizio di una loggia nissena.

"Nessuno può immaginare o sospettare nulla - spiega ancora Lucio - perché le riunioni si fanno in orario serale e ovviamente la vestizione avviene all'interno, non all'esterno. La conformazione dei templi è sempre la stessa: una grande sala centrale per ospitare tutti i confratelli, due scranni e tante sedie, oltre che un altare su cui si poggia un libro sacro, in genere la Bibbia, della quale si discute durante le riunioni. Sempre presenti anche una scritta, Agdgadu, cioè 'Alla gloria del grande architetto dell’universo' e ovviamente una squadra e un compasso".

Tutti dettagli che Lucio racconta per aver potuto partecipare, per quanto da semplice osservatore, a una riunione. "Che posso dirti, sicuramente non si parla di come dominare il mondo - dice ridendo -, ma semmai ci si confronta su temi filosofici e intellettuali. La politica è bandita, così come la religione. Diciamo che è un po noiosa".

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