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Sabato, 27 Aprile 2024
Mafia

L'operazione antimafia "Xydi": torna libero poliziotto accusato di rivelazione di segreto

Il tribunale del riesame sostituisce la misura cautelare dei domiciliari con l'obbligo di dimora e di firma: l'accusa - estranea al contesto di Cosa Nostra - a carico del 49enne Giuseppe D'Andrea è di avere fatto accesso abusivo ai terminali del ministero e avere riferito le notizie ai mafiosi Giancarlo Buggea e Gregorio Lombardo. Resta in carcere il 74enne Calogero Di Caro

Obbligo di dimora e firma per il poliziotto Giuseppe D'Andrea, 49 anni, fermato il 2 febbraio dal Ros nell'ambito dell'operazione "Xydi" con l'accusa di accesso abusivo a sistema informatico e rivelazione di segreto di ufficio.

I giudici del tribunale del riesame di Palermo - ai quali si sono rivolti i difensori, gli avvocati Daniela Posante e Antonella Arcieri - hanno sostituito la misura degli arresti domiciliari con quella meno afflittiva che gli imporrà di restare nel proprio comune di residenza e presentarsi periodicamente in un posto di polizia per apporre la firma sui registri.

D'Andrea, assistente capo in servizio al commissariato di Canicattì, finito prima in carcere e poi, dopo l'udienza di convalida del fermo, agli arresti domiciliari, in concorso con altri pubblici ufficiali non identificati, avrebbe fatto degli accessi non autorizzati alla banca dati in dotazione alla polizia per acquisire notizie relative ad una licenza commerciale e alla posizione di un imprenditore.

Notizie che poi, sempre secondo quanto ipotizzano i pm della Dda che hanno condotto l'inchiesta, sarebbero state rivelate ai mafiosi Gregorio Lombardo e Giancarlo Buggea e all'avvocato Angela Porcello, compagna di Buggea, che avrebbe strumentalizzato i suoi incarichi professionali diventando "consigliori" e cassiera di Cosa Nostra. Le motivazioni del provvedimento saranno depositate nei prossimi giorni.

Intanto il tribunale del riesame ha rigettato il ricorso della difesa di Calogero Di Caro, 74 anni, di Canicattì, già condannato per mafia anche in passato e ritenuto il nuovo capo del mandamento di Canicattì. Il suo difensore, l'avvocato Giacinto Paci, giovedì scorso, nel corso dell'udienza che si è celebrata da remoto, aveva chiesto l'annullamento del provvedimento restrittivo.

Ricorso rigettato pure per Pietro Fazio, 48 anni, di Canicattì, presunto affiliato della stidda che resta in carcere. Pure il ricorso del suo difensore, l'avvocato Calogero Meli, era stato discusso giovedì.

In mattinata, invece, l'avvocato Salvatore Pennica ha chiesto ai giudici del tribunale della libertà di Palermo di annullare l'ordinanza cautelare in carcere nei confronti di Luigi Boncori, 68 anni, presunto capo delle famiglie mafiose di Canicattì, Ravanusa e Campobello di Licata. Adesso si attende la decisione.

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