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Sabato, 27 Aprile 2024
Mafia Favara

"Ho mentito ai poliziotti perchè avevo paura": teste nega estorsione e finisce sotto inchiesta

Il favarese Carmelo Vardaro, al quale si contestano un omicidio e un tentato omicidio, è accusato di avere minacciato e picchiato alcuni clienti che non volevano pagargli la droga. Dopo averlo ammesso alla squadra mobile la retromarcia in aula. La Corte trasmette gli atti alla procura

"Con Carmelo Vardaro non ho mai avuto problemi, non so se spacciava. A me non risulta. Quando l'ho accusato ho mentito alla polizia perchè facevo uso di cocaina e temevo di passare guai".

Una giravolta scandita da tanti "no, non ricordo, se l'ho detto ho mentito". Alla fine la Corte di assise presieduta da Alfonso Malato, su richiesta del pm della Dda Alessia Sinatra, trasmette gli atti alla procura di Agrigento perchè indaghi per falsa testimonianza a suo carico.

Il processo è quello a carico di Carmelo Vardaro, 45 anni, di Favara, uno dei due imputati dell'inchiesta "Mosaico" che non ha scelto il rito abbreviato e, quindi, è stato rinviato a giudizio.

Vardaro, nell'ambito dell'indagine sulla faida che fra Favara e il Belgio ha provocato una carneficina con almeno 5 omicidi e una decina di tentati omicidi, è accusato di un omicidio, di due tentati omicidi, di due estorsioni con metodo mafioso e di una serie di episodi satellite.

Il favarese, in particolare, avrebbe cercato di vendicare l'omicidio dell'imprenditore Carmelo Bellavia, condannato per favoreggiamento al boss Gerlandino Messina, uccidendo uno dei killer, ovvero Maurizio Di Stefano: il 14 settembre del 2016, però, in Belgio, nell'abitazione della vittima designata trovano un suo amico - Mario Jakelich - che viene freddato con un colpo di pistola in fronte. 

Di Stefano viene colpito da alcuni proiettili ma si salva. Il 23 maggio del 2017 Di Stefano sopravvive a un nuovo agguato nel garage del favarese Carmelo Nicotra che ha la peggio e viene ferito in maniera più grave da alcuni colpi di kalashnikov ai glutei.

Vardaro, che ha nominato come difensore l'avvocato Salvatore Virgone, avrebbe commesso i due agguati insieme a Calogero e Antonio Bellavia. I fratelli Calogero ed Emanuele Ferraro (quest'ultimo, a sua volta, è stato poi ucciso) avrebbero partecipato al solo agguato ai danni di Nicotra e Di Stefano.

Le accuse di estorsione si riferiscono alle minacce e alle percosse subite da alcuni clienti per convincerli a pagare la cocaina che gli aveva venduto. Il teste è una delle presunte vittime ma, dopo avere ammesso e spiegato tutto ai poliziotti, ha negato ogni cosa ammettendo solo di avere acquistato cocaina da Emanuele Ferraro (indagato nell'inchiesta e ucciso l'8 marzo del 2018 prima che scattassero gli arresti) e negando il coinvolgimento di Vardaro.

I mille ammonimenti della Corte non sono serviti a fargli cambiare idea. 

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