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Cronaca Licata

Brogli per il porticciolo turistico, chieste 4 condanne in appello

Il procuratore generale propone di accogliere il ricorso della Procura di Agrigento che aveva impugnato alcune assoluzioni decise in primo grado

Quattro condanne, a pene comprese fra i 10 mesi e i 2 anni e 8 mesi di reclusione, e un'assoluzione. Sono state chieste dal procuratore generale al processo di appello sul caso dei presunti abusi legati alla costruzione del porticciolo turistico di Licata.

La Procura di Agrigento ha appellato la sentenza, emessa il 7 gennaio dell'anno scorso dal gup Giuseppe Miceli che, al termine del processo con rito abbreviato, ha condannato il solo Luigi Francesco Geraci, 76  imprenditore di Sommatino, titolare della società “Iniziative immobiliari” che ha realizzato il progetto, per l'accusa di averlo costruito in maniera abusiva e su un'area demaniale, escludendo le accuse più gravi, vale a dire i presunti brogli che gli avrebbero consentito di non pagare al Comune gli oneri concessori per 7 milioni di euro e realizzare alcune varianti illegittime.

Il solo Geraci, quindi, era stato condannato a tre mesi di arresto; assolto - invece - per abuso di ufficio come altri tre imputati. Sono il dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune di Licata, Vincenzo Ortega; Andrea Occhipinti, 51 anni, a capo del dipartimento finanziario e Giuseppa Maria Pia Amato, 61 anni, responsabile del Suap. 

Il magistrato che rappresenta l'accusa in appello ha chiesto la condanna alla pena sollecitata dal pm Alessandra Russo a conclusione della requisitoria del processo di primo grado ovvero 2 anni e 8 mesi di reclusione per Ortega, 1 anno e 6 mesi per Geraci, 10 mesi per Occhipinti e Amato.

Chiesta l'assoluzione, infine, per Bartolo Consagra, 45 anni, condannato in primo grado per occupazione di area demaniale. Due i livelli di responsabilità ipotizzati dal pm. Da una parte il mancato pagamento degli oneri concessori sottratti alle casse del Comune per un importo di circa 7 milioni e, dall'altra, gli abusi edilizi con varianti approvate in maniera illegittima e spazi edificati senza la relativa concessione. 

L'imprenditore Geraci e i tre dirigenti del Comune erano imputati di abuso di ufficio perché, nel 2014, avrebbero approvato una variante illegittima al progetto, per ragioni legate all'acquisizione dei documenti, che consentì alcune modifiche per realizzare, fra le altre cose, una nuova piscina con annessi servizi e un fabbricato. 

I giudici della Corte di appello hanno poi rinviato l'udienza al 19 gennaio per le arringhe dei difensori, gli avvocati Antonino Gaziano, Girolamo Rubino, Michele Ambra, Eleonora Minio e Angelo Armenio. 

La maxi inchiesta scaturisce da un serie di esposti dall’associazione “A testa alta”, presieduta dall’avvocato Antonino Catania, che si è costituita parte civile.

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