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Cronaca Favara

"Abusa della figlia davanti ai nipoti con la complicità degli altri familiari", maresciallo in aula

Il sottufficiale ha raccontato le battute iniziali delle indagini avviate dopo le denunce della donna

"Dopo avere ricevuto le denunce da parte della donna, ho disposto alcuni accertamenti sulle caratteristiche dell'immobile per verificare la corrispondenza con quanto dichiarato dalla vittima. Corrispondeva tutto, anche il fatto che gli appartamenti fossero comunicanti". Il maresciallo dei carabinieri Nicola Moretto, negli anni scorsi a capo della tenenza dei carabinieri di Favara, racconta i primi accertamenti compiuti nei confronti di un netturbino cinquantunenne, arrestato il 10 gennaio dell'anno scorso e poi tornato libero per scadenza dei termini, finito a processo con le accuse di violenza sessuale e maltrattamenti ai danni della figlia. 

Il dibattimento è giunto alle battute iniziali davanti ai giudici della seconda sezione penale, presieduta da Wilma Angela Mazzara. Fre le accuse anche quella di avere colpito la figlia a calci e pugni per stordirla e violentarla. Gli abusi sarebbero avvenuti anche in presenza dei tre nipoti in tenera età o con la minaccia della pistola. Nelle battute iniziali delle indagini, i carabinieri decidono di fare alcuni accertamenti sulle caratteristiche dell'abitazione.

E' proprio su questo aspetto che si è soffermata la testimonianza del maresciallo Moretto. Il rinvio a giudizio, al termine dell'udienza preliminare, è stato deciso, lo scorso anno, dal gup Stefano Zammuto che ha mandato a processo anche la moglie e due cognati del principale imputato, accusati di favoreggiamento per avere mentito al pm durante le indagini con l'obiettivo di garantire l'impunità al presunto "mostro". Altri due figli del netturbino, difeso dall'avvocato Davide Casà (gli altri imputati sono assistiti dall'avvocato Salvatore Cusumano), inizialmente indagati per gli stessi fatti, per il momento non sono finiti a processo.

La vicenda si inquadra in un contesto di profondo degrado sociale. La donna, dopo la separazione dal marito, era tornata a vivere dal padre insieme ai tre figli. In quel momento sarebbe iniziato l'incubo fatto di violenze sessuali, percosse e umiliazioni di ogni genere. In una circostanza avrebbe subito persino un'aggressione con una pistola in mano e, con la minaccia dell'arma, il padre l'avrebbe costretta a spogliarsi e subire un rapporto sessuale. Il 12 gennaio saranno sentiti altri testi del pm Alessandra Russo. 

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