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Cronaca

La fabbrica dei falsi invalidi davanti ai giudici, poliziotto in aula: "Ecco come partì l'inchiesta"

Un agente della Digos che ha svolto le indagini rivela che un contributo decisivo fu dato da alcuni esposti di insegnanti che si ritenevano danneggiati dagli abusi legati alla legge 104

"L'indagine è stata avviata dopo che abbiamo ricevuto alcuni esposti da parte di insegnanti che sostenevano di essere danneggiati nell'assegnazione delle sedi da alcuni colleghi che, a loro dire, abusavano dei vantaggi della legge 104 (da lì il nome all'inchiesta "La carica delle 104"). Poi si sono aggiunte delle informazioni di alcuni nostri confidenti e degli esposti anonimi".

Lo ha detto il poliziotto della Digos, Maurizio Volpe, al processo sulla cosiddetta "fabbrica" di falsi invalidi. L'inchiesta, che nel settembre del 2014 ha fatto scattare l'operazione e ha già portato a decine di patteggiamenti ma anche di archiviazioni, avrebbe accertato l'esistenza di due bande parallele che avevano messo in piedi un giro di falsi invalidi. 

Ne avrebbero fatto parte medici compiacenti, che accettavano, talvolta, tangenti di modesta entità per attestare patologie inesistenti o di portata superiore a quella reale, pubblici funzionari e semplici faccendieri, ovvero figure che nulla avevano a che fare col mondo sanitario ma che avrebbero procacciato finti malati a cui faceva comodo ottenere previdenze e indennizzi da parte dello Stato.

In questo stralcio del processo, in corso davanti ai giudici della seconda sezione penale, presieduta da Wilma Angela Mazzara, sono imputati in 48.

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