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Sabato, 27 Aprile 2024
Corte di appello

"Si appropriò di 160mila euro dei clienti": condannato direttore delle Poste

Vincenzo Di Rosa, con il pretesto di portare la pensione a casa di un'anziana che temeva di essere scippata oppure calcolare gli interessi di un libretto avrebbe fatto sparire i soldi: la pena di 4 anni e 2 mesi è stata ridotta a 3 anni e 10 mesi

Direttore delle Poste condannato a 3 anni e 10 mesi per l'accusa di essersi appropriato dei risparmi degli anziani. I giudici della Corte di appello di Palermo hanno ridotto leggermente la pena di4 anni e 2 mesi di reclusione inflitta lo scorso 22 settembre dai tribunale di Agrigento.

Vincenzo Di Rosa, 60 anni, è stato riconosciuto colpevole di avere sottratto circa 160mila euro ai clienti. L'impiegato era accusato di svariate ipotesi di peculato e truffa. In particolare si sarebbe appropriato di circa 51 mila euro di proprietà dell’ufficio – da qui scaturisce l’accusa di peculato – prelevandoli indebitamente dall’Atm e dalla cassa.

Contestate, inoltre, diverse ipotesi di truffa ai danni di clienti. Nel marzo del 2015, ad esempio, avrebbe chiesto a un anziano la consegna del libretto col pretesto di calcolare gli interessi: in realtà, sostiene l’accusa, ne avrebbe approfittato per prelevare 50 mila euro e incassare la polizza vita collegata al titolo finanziario a insaputa del titolare. E poi ancora, qualche mese prima, avrebbe truffato un’anziana vedova che voleva rimodulare tre libretti, cointestati col marito appena morto, intestandoli anche alle figlie.

Di Rosa, invece, avrebbe incassato alcuni buoni collegati ai titoli facendo sparire 17 mila euro. In altre circostanze il meccanismo sarebbe stato simile. Nella lista delle accuse anche il caso di un’anziana che temeva di andare alla posta a prelevare la pensione, perché in passato era stata rapinata: con lei avrebbe sperimentato un trucco diverso offrendosi di portarle i soldi i casa.

La pena decisa dai giudici è inferiore ai 4 anni: si tratta del limite sotto il quale si possono chiedere forme di espiazione diversa dal carcere. Di Rosa, attraverso il suo difensore, l'avvocato Alfonso Neri, aveva chiesto il concordato ovvero una sorta di patteggiamento in appello che prevede la riduzione di pena ma la procura generale non ha dato il consenso. La difesa, adesso, ha annunciato ricorso in Cassazione. 

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