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Cronaca

Terremoto, il "diario" di tre farmacisti agrigentini ad Arquata del Tronto

Il resoconto dei soccorsi prestati alla popolazione del centro Italia, una macchina della solidarietà che si è mossa da tutta Italia

Agrigento corre in aiuto delle popolazioni colpite dal terremoto che ha sconvolto il centro Italia. Tre farmacisti agrigentini sono partiti alla volta di Arquata del Tronto per contribuire alla macchina della solidarietà che si è mossa da tutta Italia. Il presidente dell'associazione Farmacisti Volontari della Protezione Civile, Silvia Nocera, scrive un "diario" dei soccorsi prestati alla popolazione, che pubblichiamo integralmente.

Arquata, poco più di mille abitanti e 777 metri di altezza a sovrastare il Tronto che scorre ai suoi piedi. Poca fama fino ad una settimana fa, per lo più legata alla rocca medievale e all’extractum ab originali della sacra sindone. Del tutto impensabile per me, Christian e Clara che a breve avrebbe incrociato le nostre strade. Sono le quattro del mattino della notte tra il 23 e il 24 agosto scorso, un messaggio dell’associazione nazionale farmacisti volontari protezione civile, mi informa che una violenta scossa di terremoto, 6.0, ha devastato il centro Italia. È richiesto l’invio immediato di farmacisti volontari destinati ad Arquata del Tronto è lì che la protezione civile avrebbe allestito la tendopoli più grande delle Marche. Passano poche ore e contattati i colleghi, con cui, in questi sei anni seguiti al terremoto dell’Aquila, abbiamo deciso di formarci e addestrarci, diamo pronta disponibilità a partire da Agrigento in tre, Silvia Nocera, Christian Intorre e Clara Caracciolo.

Il nostro viaggio comincia alle 4 della notte successiva.  Agrigento dorme, l’alba la vediamo sorgere a Roma sulle ali del nostro aereo. Le forze dell’ordine ci sconsigliano di percorrere la via Salaria, intraprendiamo così, un viaggio lunghissimo che lungo la A24, Roma- l’Aquila ci porta dalla sponda tirrenica a quella adriatica. Saliamo ad Ascoli e poi fino ad Arquata. Ci accorgiamo subito di essere in prossimità dell’antico borgo medievale, due carri funebri e mezzi dei vigili del fuoco scendono in direzione opposta alla nostra, qualche metro in più e la tendopoli è sotto i nostri occhi, assediata dalle televisioni di tutto il mondo. Il primo gruppo di tende blu, ospita circa 150 sfollati, un’altra parte ospita i carabinieri, una terza, la più grande, i vigili del fuoco e gli operatori sanitari. È lì che ci dirigiamo.  

Il giorno prima Paolo e Loredana, due amici e colleghi di Verona, hanno raggiunto il campo con il camper farmacia mobile della sezione di Verona, territorialmente più vicina. Il camper e la loro preziosa esperienza ci sarà di conforto e di grandissimo aiuto. Ci accolgono e ci passano le consegne, sarà nostro compito gestire il comparto farmacia per i giorni a venire. Accanto al camper i vigili del fuoco hanno montato una tenda, in cui, sono stati ammassati gli scatoloni di farmaci arrivati come donazione da tutta Italia. Ci mettiamo subito a lavoro, grazie al supporto logistico di Moreno Valenti, un alpino dal grande cuore, montiamo tre scaffalature, controlliamo ogni confezione di farmaco arrivata e sistemiamo tutto per categoria. Non basta lo spazio di una tenda e l’apprezzamento del capo campo, fa sì che ce ne venga messa a disposizione subito un'altra.

Lavoriamo senza sosta e senza sentire la fatica, cercando fin da subito di soddisfare le esigenze della popolazione locale e dei soccorritori, vigili del fuoco per lo più. Lavorano ininterrottamente su macerie, calcinacci e residui di eternit, tornano a sera disidratati, con gli occhi arrossati e riportando traumi. La nostra tenda si anima delle loro visite, ci chiedono colliri, antinfiammatori, soluzioni saline e magari anche un buon caffè, la disgrazia e la sfortuna rende tutti uguali e loro come noi si adeguano e si integrano, la gratitudine per poca cosa è immensa, quando si è circondati dal nulla. Ci sono riconoscenti e in un campo senza docce e con circa 20 bagni per 150 persone, ci riservano un container per poterci lavare.          

Al mattino, dopo la partenza delle squadre e il risveglio del campo, sono gli anziani della tendopoli a venirci a trovare, gente a cui 120 secondi di terremoto hanno tolto tutto tranne la dignità e il sorriso, ci chiedono farmaci antipertensivi, diuretici, farmaci per il diabete, prodotti per il mal di gola, l’escursione termica tra il giorno e la notte è di circa 20 gradi. Ma è a mensa, la sera, il momento in cui incontriamo le loro facce sconvolte, i loro volti tumefatti e gli arti traumatizzati. È quando ci sediamo con i nostri vassoi accanto a loro, che ci accolgono con un sorriso, lasciandoci increduli per la forza con cui riescono ancora a farlo. Capiamo che hanno bisogno di parlare, di raccontare il lutto e il dolore.

Ci fermiamo ore, fino a notte fonda, accogliamo la loro composta disperazione e ne veniamo irrimediabilmente colpiti. Avremmo voglia di chiedere a ciascuno di loro cosa faranno adesso, ma capiamo che non hanno ancora avuto modo anche solo d’immaginare un dopo. L’orrore che raccontano sa di corpi di amici e parenti, persi e mutilati, della morte e del suo odore. Fabio è un poliziotto che ha perso tutto. È solo, la moglie e le figlie sono in altro campo, quella sera è alla ricerca disperata di un amico con cui parlare, ma tutti sono più o meno chiusi nel loro comune dolore e non lo trova. Siede per caso al nostro tavolo, un breve saluto e un nostro sorriso, parla con noi fino a notte fonda, ci lascia in lacrime, felice per averci trovato.

I rari momenti di gioia, arrivavano quando a distanza di giorni, i vigili del fuoco estraggono ancora vivi da sotto le macerie qualche animale domestico e lo restituiscono ad anziani e bambini. Diventano i loro eroi, restituiscono un briciolo di normalità in mezzo al nulla. Ido Benigni, presidente dell’ordine dei farmacisti di Ascoli è quasi sempre con noi sul campo. La sua presenza costante è preziosissima per recuperare, in breve tempo, i farmaci che mancano, quando non può, manda al suo posto un giovane collega a darci una mano alla tenda. Apporto preziosissimo, il giorno, in cui, ci dicono che necessità urgentemente una fornitura di farmaci ai nuclei dei vigili del fuoco che stanno operando al centro di Arquata. Resta lui a presidiare la tenda mentre noi partiamo scortati dai carabinieri e dalla croce verde, verso il centro del paese, o del ricordo che ne rimane.

È un luogo fantasma, spettrale. In giro, solo colonne di polvere e cumuli di macerie da cui sbuca ogni tanto, qualche vestito o qualche effetto personale, a memoria di chi si è salvato rocambolescamente, o forse, non c’è più. Ironia della sorte vuole che le case che formano l’esterno del paese siano rimaste intatte, quasi a voler nascondere il disastro e le ferite di Arquata. Dall’alto Pescara del Tronto è un ammasso di case scivolate su sé stesse. Torniamo al nostro campo accolti da una delle scosse più forti dei giorni scorsi, la sentiamo forte e chiaro correre sotto terra. Vediamo crollare, sotto i nostri occhi, alcuni degli ultimi merli della rocca medievale, ancora rimasti in piedi. A violentare ancora di più il nostro senso d’impotenza. Il farmaco prova a curare e quando i giorni passano e dobbiamo andare via per lasciare spazio ai colleghi del turno successivo, i nostri compagni di viaggio, sfollati, forze dell’ordine, vigili del fuoco, ci abbracciano e ci salutano con le lacrime agli occhi. Pochi giorni, ma condivisi del tutto ein prima linea. Nessuno di noi tre vorrebbe andare via, sappiamo che lasciamo lì il cuore e la mente. Ci salutano dicendoci: “Auguri per la vostra professione”.

L’animo si riempie di orgoglio, era quello volevamo trasmettere, una professione dal volto umano. Abbiamo cercato di fare del nostro meglio, siamo tornati immensamente più ricchi. Un sentito ringraziamento va al Sen. Andrea Mandelli e alla D.ssa Enrica Bianchi, rispettivamente Presidente Nazionale degli Ordini dei Farmacisti e Presidente Nazionale dell’Associazione Farmacisti Volontari, il loro affetto, quotidiano e costante, ci ha fatto sentire voluti e sostenuti. E a quanti, amici, soprattutto, ci hanno accompagnato con silenzio e discrezione.

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