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Il caso approda in aula

"Il crollo del Viale della Vittoria provocato da lavori abusivi e maldestri": chiesti 5 rinvii a giudizio

Sotto accusa il proprietario di alcune unità immobiliari del palazzo liberty di piazza Cavour, i responsabili dell'impresa e i direttori dei lavori. Nel settembre del 2019 il cedimento del cornicione del palazzo sul ponteggio tagliò in due la città

Sarebbero stati dei lavori abusivi, realizzati nel 2007-2008, e un intervento maldestro e scriteriato 12 anni dopo a provocare il crollo di un cornicione, il 18 settembre e il 30 settembre del 2019, finito sul ponteggio che era stato allestito sulla palazzina liberty del Viale della Vittoria, facendo rischiare una strage (evitata dal fatto che i calcinacci si sono schiantati a terra di notte, quando non c'era nessuno) e costringendo alla chiusura della strada, tagliando in due la città, per un bel pezzo.

La vicenda, a distanza di poco meno di tre anni, è approdata in aula davanti al gup. A rischiare il processo, per le accuse di disastro colposo, sono i responsabili dell'impresa, il proprietario di alcune unità immobiliari e due tecnici. Il pubblico ministero Antonella Pandolfi, in seguito trasferita, ha chiesto il rinvio a giudizio di cinque persone. Sono: Giuseppe Nicotra, 43 anni, titolare della ditta che eseguì il ripristino dei prospetti nel 2019; Giuseppe Bellia, 45 anni, direttore degli stessi lavori per conto del condominio; Vincenzo Sinatra, 86 anni, noto imprenditore che avrebbe commissionato le opere abusive nel 2007-2008; l'architetto Tito Cece, 76 anni, progettista e direttore tecnico degli stessi lavori e Cosimo Nicotra, 46 anni, direttore tecnico della ditta di famiglia che eseguì i lavori nel 2019. 

Le conclusioni alle quali giunge la Procura, in seguito ad una consulenza tecnica, restringono parecchio le responsabilità rispetto ai ventotto indagati iniziali (amministratore di condominio, tutti i condomini, tecnici e imprese che hanno eseguito i lavori).

Sono due le principali cause del disastro ipotizzate. Innanzitutto l'abuso edilizio realizzato, secondo quanto ipotizza l'accusa dall'avvocato-imprenditore Vincenzo Sinatra che, in sostanza, sarebbe stato finalizzato a rendere abitabile il sottotetto del palazzo liberty che, altrimenti, sarebbe stato un vano vuoto.

Dodici anni dopo, una leggerezza avrebbe provocato il crollo: il cornicione viene tagliato senza verificare - è l'ipotesi dell'accusa - se il palazzo poteva reggere senza problemi. Per questi interventi, che precedono di poche ore il disastro, il consulente punta l'indice sul direttore dei lavori e sull'impresa che, peraltro, avrebbero sottovalutato due crolli di minore portata avvenuti prima.

L'udienza preliminare, davanti al giudice Giuseppe Miceli, inizialmente in programma per ieri, è stata aggiornata al 10 ottobre perchè alcune notifiche non sono andate in porto. I difensori (gli avvocati Alfonso Neri, Salvatore Pennica, Daniela Posante e Antonino Gaziano) dopo le eventuali questioni preliminari comunicheranno la strategia processuale.

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