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Cronaca

Condannato a 20 anni per omicidio, chiede di scontare la pena fuori dal carcere

L'ottantenne Gerlando Sollano è malato, da due anni i giudici gli hanno consentito di restare in detenzione domiciliare

I giudici del tribunale di sorveglianza decideranno nei prossimi giorni, sulla base delle relazioni dei medici, se Gerlando Sollano, 80 anni, condannato definitivamente a 20 anni di carcere con l’accusa di avere ucciso un uomo che gli avrebbe molestato la figlia, può scontare la condanna in carcere o continuare a espiarla in detenzione domiciliare.

La possibilità di lasciare la prigione, per gravi motivi di salute, era stata concessa due anni fa. Adesso Sollano, difeso dall’avvocato Gianfranco Pilato, dovrà essere sottoposto agli accertamenti di un collegio di medici che dovranno valutare se le sue condizioni di salute sono migliorate e sono, quindi, compatibili con il regime carcerario. Sollano, peraltro, aveva rimediato una nuova denuncia dal nipote che sosteneva di essere stato picchiato con un bastone ma la circostanza non ha portato a un aggravamento del provvedimento. L’omicidio al centro della vicenda giudiziaria è avvenuto il 13 luglio del 2012 a Mondragone, in provincia di Caserta dove Sollano si era trasferito. La vittima era Francesco Nespoli, 70 anni, massacrato a martellate e colpi di cacciavite. Sollano aveva confessato ai carabinieri di avere ucciso Nespoli nella sua abitazione colpendolo ripetutamente con un martello alla testa e conficcandogli un cacciavite nel petto.

All’origine del brutale omicidio, secondo la ricostruzione dei fatti, ci sarebbe un episodio maturato in un contesto di profondo degrado sociale. Pare che Vespoli avesse abusato - o almeno questo era il sospetto del presunto omicida che poi ha confessato - della figlia di Sollano, una disabile che al momento dell’omicidio si trovava in Sicilia. Ieri c'è stata l'udienza. 

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