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Cronaca

Morte di Vincenzo Rigoli, al via il processo per i due medici

Imputati per il reato di omicidio colposo Salvatore Napolitano e Sergio Sutera Sardo, i sanitari che ebbero in cura il diciannovenne deceduto all'ospedale San Giovanni di Dio la notte tra il 16 e il 17 dicembre 2012

Comincia domani, al tribunale di Agrigento, il processo penale che vede imputati per il reato di omicidio colposo i medici Salvatore Napolitano e Sergio Sutera Sardo, sanitari che ebbero in cura il diciannovenne Vincenzo Rigoli, deceduto all'ospedale San Giovanni di Dio la notte tra il 16 e il 17 dicembre 2012.

A seguito di due richieste di archiviazione da parte del pm e di altrettante motivate opposizioni, il gip, Alessandra Vella, aveva disposto l'imputazione coatta dei due medici. Il gup, Francesco Provenzano, ha poi provveduto ad emettere il dispositivo di rinvio a giudizio.

Il 28 giugno scorso, il giudice monocratico, Infantino, si era visto costretto a rinviare l'inizio del processo per vizio di forma, avendo riscontrato, fra gli atti a fascicolo in suo possesso, l'assenza di notifica da parte della cancelleria ai due imputati.

"Sono già trascorsi quasi quattro anni dalla morte di Vincenzo e, finalmente, sembra che sia stata imboccata la giusta strada per addivenire alla verità su quanto effettivamente accaduto quella notte tra le mura del San Giovanni di Dio ed avere giustizia per nostro figlio" , commentano i genitori, papà Giuseppe e mamma Michela Frasca.

"Abbiamo fornito prova certa, con l'encomiabile ausilio sia dei nostri legali, gli avvocati Calogero Vella del foro di Palermo e Salvatore Panvini del foro di Catania, sia delle consulenze mediche redatte dai nostri periti, i professori Paolo Procaccianti e Nello Grassi dell'università di Palermo, - spiegano i genitori del diciannovenne, attraverso una nota stampa, - di tutte le manchevolezze, le discrasie, gli atteggiamenti di negligenza ed imperizia che determinarono la morte di nostro figlio, il quale, dati scientifici alla mano, se opportunamente trattato avrebbe avuto ben oltre il 70 per cento di chance di vita. Continuiamo a  credere  e confidare nella giustizia. Niente e nessuno potrà ridarci indietro nostro figlio, ma abbiamo lottato e continueremo a farlo - concludono la nota stampa - con forza e determinazione affinché tutto ciò non abbia più a verificarsi".

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