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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

I cattolici agrigentini mettono le mani sulle piaghe sociali

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di AgrigentoNotizie

Sono venuti da quasi tutti i Comuni della provincia di Agrigento i cattolici sensibili ai temi politici e desiderosi di testimoniare il proprio impegno nella politica; erano presenti financo alcuni amministratori locali, appartenenti ai diversi schieramenti, come il sindaco di Campobello di Licata, Giovanni Picone, il deputato regionale Carmelo Pullara, i quali prendendo parte al dibattito attuale La testimonianza dei cattolici oggi nella disperata provincia di Agrigento, hanno, finalmente, voluto portare al centro della politica l’insegnamento sociale del pensiero cristiano. Così una nuova pagina è stata inaugurata dal Movimento cattolico, dopo quasi venticinque anni di silenzio sui temi politici, come ha rilevato Enzo Di Natali, direttore della Rivista Oltre il Muro, organizzatore dell’assise. Dopo l’intervento di don Giuseppe Agrò e di Giovanni Tesè, i cattolici presenti non hanno lesinato alcun argomento per mettere in evidenza il disagio sociale diffuso, tanto che ha provocato il forte astensionismo che ha raggiunto il 60%.

Il dito è stato puntato contro il male diffuso nell’agrigentino, che non gode di un’adeguata presenza del comparto medici avendone 400 in meno a confronto della media nazionale, mentre il messinese gode di 800 in più, per non parlare dei posti letto, come faceva rilevare Salvatore Licari. Giovanni Picone ha puntato il dito contro gli investimenti diretti sul precariato ai fini elettorali e della raccolta del consenso. Piero Marchetta ha rilevato l’esigenza di ritornare ai principi sturziani. Enrico Quattrocchi, di formazione socialista, presente al dibattito, ha sollecitato i cattolici ad essere credibili e coerenti, perché chiunque potrebbe ottenere giovamento.

Insomma, chi più e chi meno i cattolici agrigentini hanno fatto una dura disamina sul disastro sociale, approfondendo quanto aveva scritto il cardinale Montenegro nella Lettera Pastorale.

Dal serrato dibattito è emersa la volontà decisa di ripartire, raccogliendo i cattolici su temi vitali attorno alla Dottrina Sociale cristiana, che è stata l’anima delle lotte politiche in questo Novecento contro vecchi e nuovi latifondi che si sono costituiti.

Non sono mancate, inoltre, aspre critiche nei confronti della classe politica che ha governato in questo ventennio, spesso definita inadeguata ed impreparata ad assolvere i compiti delicati, tanto che il sindaco Picone ha insistito sulla formazione e competenza; infatti, questa grave lacuna ha riempito Consigli Comunali di gente raccogliticcia.

Dinanzi alle gravi sfide, i cattolici agrigentini, pertanto, non si tirano indietro, dopo la dolorosa analisi è iniziata la fase della presenza organizzata, metodica, tematica per incidere sul tessuto sociale, per dare speranza ed evitare che quasi due miliardi del denaro depositato nelle banche calate dal Nord siano trasferite altrove, impoverendo la debole economia.

Per la cronaca si fa presente che i cattolici agrigentini si sono ritrovati a dibattere su argomenti politici dopo ben 25 anni, come faceva presente Enzo Di Natali, durante l’introduzione al dibattito. E l’ultimo incontro si svolse presso il salone della Parrocchia della Provvidenza di Agrigento. In questo nuovo incontro, purtroppo, erano assenti i giovani perché costretti ad emigrare in cerca di un futuro nelle altre regioni d’Italia più prosperose o all’estero.

L’incontro agrigentino, svoltosi nella sala chiaramontana del Seminario, è stato seguito con interesse anche da cattolici di altre provincie siciliana, in special modo quella di Caltanissetta. In Sicilia, probabilmente, partendo da Agrigento si sta iniziando a scrivere una nuova pagina del Movimento cattolico siciliano, com’era avvenuto cento anni fa ai tempi di don Luigi Sturzo e don Michele Sclafani, solo che questa volta sono stati i laici cattolici e non più i preti, secondo quanto detto dal Concilio. 

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