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La Corte d'appello ha dissequestrato i beni dell'imprenditore Vincenzo Leone

Confermato il sequestro e quindi la confisca marginale di alcune quote societarie dell’Agorà-Centro Commerciale Valle dei Templi di Agrigento

La quinta sezione penale e per le misure di prevenzione della Corte di Appello di Palermo ha confermato la sentenza con cui i giudici del tribunale di Agrigento, nel giugno 2013, dissequestrarono buona parte dei beni di Vincenzo Leone, 47 anni imprenditore di Canicattì. Lo riporta oggi il Giornale di Sicilia. I giudici d’Appello (presidente Maria Patrizia Spina, consiglieri Antonio Caputo e Raffaele Malizia quale relatore) anche questa volta hanno rigettato l’appello proposto dalla Procura generale contro la decisione dei giudici di primo grado.

Hanno confermato - stando sempre a quanto riporta il Giornale di Sicilia - solo il sequestro e quindi la confisca marginale di alcune quote societarie nei confronti dello stesso Vincenzo Leone pari al 13,76 per cento dell’Agorà-Centro Commerciale Valle dei Templi di Agrigento.

Il patrimonio di Leone, al momento del sequestro effettuato dalla Guardia di finanza anche nei confronti di altri cointeressati e soci, era stato stimato in circa 80 milioni di euro quale valore corrente di mercato di cui un 25-50 per cento ascrivibile proprio a Leone, circa 20 milioni euro certi, che è parente delle altre persone coinvolte nel procedimento.

Vincenzo Leone, assistito dagli avvocati Sergio Monaco di Palermo Mario Murore di Palermo e Giacinto Paci di Canicattì, era stato arrestato nel corso dell’operazione "Agorà". In Cassazione, Vincenzo Leone finì per essere assolto da tutte le accuse anche se ormai di fatto aveva scontato tutta la pena.

I beni dissequestrati sono ditte individuali, quote societari, immobili e conti correnti.

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