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Venerdì, 26 Aprile 2024
Il provvedimento

"Uccise a colpi di martello e cacciavite il molestatore della figlia": 86enne torna in carcere dopo 6 anni

Gerlando Sollano, dal 2016, aveva ottenuto di scontare la condanna a 20 anni in regime di detenzione domiciliare ma le nuove visite confermano che il suo stato di salute è compatibile con la detenzione in cella

"Le complessive condizioni di salute sono da ritenersi non molto gravi e compatibili con il regime carcerario purchè siano assicurati controlli clinici periodici e terapie". 

Il tribunale di Sorveglianza di Palermo rispedisce in carcere Gerlando Sollano, 86 anni, condannato definitivamente a 20 anni con l’accusa di avere ucciso un uomo che gli avrebbe molestato la figlia. I giudici, dal 2016, avevano accolto la richiesta del difensore, l'avvocato Gianfranco Pilato, di espiare la pena - che scadrà nel 2033 - in regime di detenzione domiciliare per motivi di salute.

Gli ultimi accertamenti sanitari eseguiti dall'Asp, tuttavia, hanno evidenziato la sopravvenuta compatibilità del regime carcerario con il quadro clinico. L’omicidio al centro della vicenda giudiziaria è avvenuto il 13 luglio del 2012 a Mondragone, in provincia di Caserta. La vittima era Francesco Nespoli, 70 anni, massacrato a martellate e colpi di cacciavite. Sollano aveva confessato ai carabinieri di avere ucciso Nespoli nella sua abitazione colpendolo ripetutamente con un martello alla testa e conficcandogli un cacciavite nel petto.

Il suo arresto era scattato dopo un tentativo di fuga in treno. Prima ha avvertito un amico di quanto accaduto, poi si è diretto da Mondragone a Napoli, forse nel tentativo di lasciare la Campania e fare perdere le sue tracce anche se lui ha detto che stava venendo ad Agrigento a costituirsi. L’amico, però, ha avvisato le forze dell’ordine e fatto partire la caccia all’uomo, terminata qualche ora dopo nei pressi della stazione centrale di Napoli.

All’origine del gesto, secondo la ricostruzione dei fatti, ci sarebbe un episodio maturato in un contesto di profondo degrado sociale. Pare che Vespoli avesse abusato - o almeno questo era il sospetto - della figlia di Sollano, una disabile che al momento dell’omicidio si trovava in Sicilia. Sollano, invece, abitava a Mondragone perché destinatario di una misura cautelare di divieto di dimora dopo una condanna inflitta per favoreggiamento della prostituzione nell’ambito dell’inchiesta Pretty Woman che ha sgominato un giro di prostituzione in alcuni quartieri di Agrigento. 

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