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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

L'inchiesta sulla banda che razziava le villette, reato prescritto per il terzo imputato

L'accusa di ricettazione, dopo 11 anni, non è più punibile. L'indagine prese le mosse da una fonte confidenziale

Undici anni dal ritrovamento della refurtiva alla conclusione del processo sono troppi: anche per il terzo imputato il reato è stato dichiarato prescritto. La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico Andrea Terranova.

Nella vicenda erano coinvolti Giuseppe Infantino, 38 anni, il fratello Alessandro, di due anni più giovane, e Natale Bianchi, 42 anni. Il troncone del processo a carico di Giuseppe Infantino e di Bianchi è stato definito nei mesi scorsi. La posizione del terzo imputato, separata rispetto alle altre per problemi nelle notifiche dovute alla sua residenza in Belgio, è stata esaminata in seguito con lo stesso verdetto: estinzione del reato per intervenuta prescrizione. 

La vicenda è molto vecchia e risale ad oltre dieci anni fa, con esattezza al 18 gennaio del 2010. I carabinieri, nell’ambito di un’indagine su una serie di furti in abitazioni, imbeccati da alcuni confidenti, perquisirono le case degli Infantino e di Bianchi, fino a quel momento coinvolti in vicende giudiziarie di criminalità spicciola, trovando una serie di oggetti di provenienza furtiva: bigiotteria, oggetti in oro, altri gioielli, orologi, televisori, riproduttori audio, cellulari, monete russe e una fotocamera digitale.

Gli imputati (difesi dagli avvocati Davide Casà, Carmelita Danile, Antonino Gaziano e Vincenza Gaziano) furono individuati dopo che i carabinieri furono imbeccati da una "fonte confidenziale".

"Sono rientrato in casa e mi sono accorto che erano entrati i ladri e avevano rubato diversi preziosi e un televisore di 32 pollici". Così una delle tante vittime aveva raccontato in aula. "Ho chiamato i carabinieri - aveva aggiunto - e ho denunciato l’episodio. Dopo alcune settimane sono stato contattato perchè parte della refurtiva era stata trovata".

Giuseppe Infantino e Natale Bianchi si trovano in carcere dal 26 giugno del 2012, giorno in cui è scattata l'operazione "Nuova cupola" nella quale, in seguito hanno riportato una condanna per associazione mafiosa ed estorsione. 

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