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Soldi pubblici

Presunti casi di malasanità in strutture Asp, l'Azienda versa oltre 300mila euro

Si tratta, va precisato, di una parte delle somme effettivamente richieste da pazienti e familiari per alcune vicende: in una circostanza si è anche registrato un decesso

Danni provocati da presunti casi di malasanità e, anche, un decesso che secondo i familiari potrebbe essere riconducibile ad errori in corsia. L'Asp di Agrigento provvede a pagare in modo "temporaneo" oltre 250mila euro a persone che lamentano appunto casi (da accertare pienamente) di malpractice da parte del personale sanitario.

Gli ultimi casi pubblicati sull'albo pretorio dell'Azienda sono tre e riguardano, appunto, una morte e due vicende in cui dei pazienti hanno riportato danni permanenti per presunti. Situazioni approdate in tribunale e che hanno già avuto un primo decorso legale, tanto che l'Asp ha deciso proprio di versare parzialmente (il 50%) degli importi richiesti nelle more delle sentenze definitive.  "Il pagamento - scrive l'azienda - comunque non equivale ad acquiescenza avendo al solo esclusivo fine, attesa l'esecutività del provvvedimento notificato, di evitare ulteriori spese dell'avvio dell'azione esecutiva".

Andando al dettaglio, l'Azienda verserà oltre 132.900 euro alla famiglia di una donna deceduta a Canicattì in seguito ad uno shock settico (chiesti oltre 250mila euro), più 55.400 euro che saranno liquidati ad una persona operata di cataratta che ha subito però la "rottura della capsula posteriore del cristallino" durante l'intervento. Altri 51.558 euro andranno ad una famiglia dopo che un neonato ha subito, durante il parte, la rottura della "squama occipitale con imponente cefaloematoma e coagulopatia e anemia".

In un altro caso l'Asp ha accettato che ad occuparsi della difesa dell'Azienda in sede di Corte d'Appello fosse una compagnia assicurativa, dopo che il tribunale aveva accolto la richiesta di risarcimento di circa 10mila euro in primo grado.

Qui la vicenda è più delicata: a fare causa è stata una donna che lamentava di aver ricevuto cure errate quando, dopo due aborti volontari, e "considerata l'intolleranza alla terapia anticoncenzionale" è stata isottoposta inutilmente alla sterilizzazione tubarica isteroscopica rimanendo succesivamente incinta.

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