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Venerdì, 26 Aprile 2024
Operazione Illegal Stay

L'inchiesta sui falsi permessi di soggiorno, giudizio immediato nullo: atti alla procura

I giudici hanno accolto la richiesta della difesa che aveva sostenuto l'incompetenza della Dda ad esercitare l'azione penale. Resta congelata la revoca degli arresti domiciliari

Non potevano essere i pm della Dda di Palermo a chiedere il giudizio immediato per tre indagati dell'inchiesta “Illegal Stay”, che avrebbe disarticolato una presunta organizzazione che consentiva agli stranieri di ottenere permessi di soggiorno illegali attraverso false documentazioni contabili e fiscali: la conseguenza è che il processo non può iniziare e dovrà essere istruito nuovamente dalla procura di Agrigento.

Sono le decisioni dei giudici della seconda sezione penale, presieduta da Wilma Angela Mazzara, chiamati a pronunciarsi su alcune questioni preliminari sollevate dalla difesa.

Gli avvocati Giovanni Crosta, Roberto Gambino, Gisella Spataro e Giuseppina De Luca hanno chiesto al tribunale di dichiarare la nullità del provvedimento del gip di Palermo, Antonella Consiglio, che aveva disposto il giudizio immediato. Questo perchè la richiesta era stata formulata dalla Dda "che, in seguito ad una diversa riqualificazione delle accuse, non aveva alcuna competenza nell'esercitare l'azione penale".

Tesi che è stata accolta dai giudici che hanno restituito gli atti alla procura di Agrigento. Resta, invece, disattesa la richiesta degli stessi difensori di dichiarare decaduta, per effetto dello stesso meccanismo procedurale, la misura degli arresti domiciliari.

L'operazione, il 17 gennaio, è stata eseguita dalla Guardia di Finanza che ha eseguito un'ordinanza cautelare a carico di quattro indagati ai quali si contesta l'associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. A processo sono adesso finiti Nicolò Vancheri detto “Massimo”, 55 anni, titolare di uno studio contabile e di diversi patronati ad Agrigento; Moutaga Tierno Fall, 44 anni, e Papa “Papi” Ndyae, 67 anni, rappresentanti della comunità senegalese agrigentina.

Secondo quanto ipotizza l’accusa gli indagati si sarebbero associati allo scopo di favorire la permanenza illegale sul territorio nazionale di cittadini extracomunitari richiedenti il permesso di soggiorno fornendo loro documenti contabili e fiscali – quali bilanci di esercizio, dichiarazioni fiscali, scontrini e fatture per acquisto merce – ideologicamente falsi e attestanti elementi e dati non veritieri mediante la predisposizione di contratti di locazione o dichiarazioni di ospitalità non rispondenti alla reale situazione di alloggio dello straniero richiedente.

Il tutto – sempre secondo l’accusa – allo scopo di dimostrare, ad arte, presso gli uffici di pubblica sicurezza il possesso di requisiti della legge sugli stranieri per il conseguimento del permesso di soggiorno.

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