rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Operazione antimafia "Ianus"

Il core business di Cosa Nostra gelese: traffici di droga con gli agrigentini, di armi con i catanesi e rifornimento di "erba" per la 'Ndrangheta

Il procuratore Salvatore De Luca: "Sequestrato anche un ordigno esplosivo di circa 700 grammi, mentre dalle dichiarazioni di un collaboratore e dalle intercettazioni è emersa la disponibilità di un kalashnikov. Ed è venuto alla luce il dettaglio che con 2.500 euro si può comprarlo" 

Il "core business" per Cosa Nostra è, e resta, il traffico di stupefacenti. E proprio sul "fronte" degli illegali traffici di droga, i gelesi facevano affari con gli agrigentini. Mentre con i catanesi si facevano affari in materia di armi. 

"Il territorio del distretto di Caltanissetta ha una quantità di armi assolutamente maggiore di qualunque altro territorio - ha detto, durante la conferenza stampa nell'aula Emanuela Loi, il procuratore di Caltanissetta Salvatore De Luca - . Nel corso dell'operazione è stato sequestrato anche un ordigno esplosivo, con 700 grammi di materia. Sia dalle dichiarazioni di un collaboratore che dalle intercettazioni, è emersa la disponibilità di un kalashnikov. Arma da guerra che può anche bucare un'autovettura blindata. Ed è venuto alla luce il dettaglio che con 2.500 euro si può comprarlo. Ma è emersa anche la disponibilità di pistole, tante pistole, e il fatto che vi sono persone in grado di fabbricare bombe artigianali".

La maxi operazione della questura di Caltanissetta, ecco i nomi dei 54 destinatari delle misure cautelari

Il tempo passa, ma i volti sono sempre gli stessi 

"Il reggente è uno: Giuseppe Tasca. È un soggetto che ha espiato decine di anni di carcere, condannato con sentenze irrevocabili - ha spiegato il procuratore De Luca - . E' chiaro, inequivocabile, che tranne eccezioni rarissime, da Cosa Nostra non si esce perché c'è una subcultura mafiosa: vi è l'orgoglio di appartenere a Cosa Nostra. Appena escono dal carcere, riprendono le attività criminali sul territorio. Qualora fossero stati arrestati soggetti di livello non apicale, all'uscita dal carcere hanno un titolo criminale in più, quello di grande affidabilità. Questa operazione conferma la grande disponibilità di armi e che Cosa Nostra non è un comitato d'affari - ha sottolineato il procuratore di Caltanissetta - . Sì fa gli affari, ma c'è una riserva di violenza che è nel Dna dell'associazione. E l'associazione è pronta ad entrare in azione qualora le normali attività economiche non fossero sufficienti. La riserva di violenza è sempre presente e quando Cosa Nostra vuole affermarsi, la ribadisce".

"Non si esce dalla mafia, è chiaro come a distanza di anni di carcere ritornano a delinquere", ha detto il questore di Caltanissetta, Pinuccia Albertina Agnello, che ha ringraziato la Procura e la Dda per il coordinamento della lunga attività investigativa.

Mafia, intestazione fittizia di beni, estorsione e traffico di droga: 55 misure cautelari, 12 anche in provincia

Mafia ed estorsioni, maxi operazione della polizia: 55 misure cautelari

Pax mafiosa ed estorsioni

L'inchiesta della polizia di Caltanissetta, coordinata dalla locale Dda, ha permesso di ricostruire - per gli anni 2019-2021 - uno spaccato di famiglie mafiose che sono capaci, e possono, interloquire con altre consorterie siciliane e reggine. "Gela - ha continuato De Luca - ha una sua specificità su tutto il territorio regionale, ma anche nazionale. Un territorio dove vi sono due famiglie mafiose, Rinzivillo ed Emanuello e in più la Stidda. Le tre compagini criminali hanno raggiunto un'intesa, una pax mafiosa ormai da tempo, e questo è anche merito delle forze dell'ordine perché quando le organizzazioni mafiose sentono la pressione da parte dello Stato tendono a compattarsi". 

"La pax mafiosa non riguarda solamente Gela, e questo perché i contatti di Cosa Nostra gelese vanno oltre il territorio e sono frequentissimi con il Catanese - ha aggiunto il procuratore De Luca - . 

Non sono state ancora sentite le persone offese dal reato di estorsioni. Quindi non è detto che via o meno collaborazione. "Le indagini si completeranno in un secondo momento - ha spiegato De Luca - . E' emersa la spinta propulsiva di Giuseppe Tasca che voleva entrare in affari con pasticcerie, discoteche e altre attività commerciali. Da un lato doveva incassare soldi con il mercato degli stupefacenti e le estorsioni, dall'altro lato quei soldi doveva reimpiegarli sul territorio. Soldi che servivano anche per dare assistenza ai familiari dei detenuti". 

Blitz Ianus, il procuratore di Caltanissetta De Luca: “Cosa nostra e Stidda collaborano perchè sono in difficoltà con lo Stato”

Mutuo soccorso fra consorterie 

C'è un mutuo soccorso, in termini di affari con gli stupefacenti, fra Cosa Nostra Nissena, Catanese, Reggina. Un giro che, è stato definito, ingente: lo smercio è di due chili a settimana di cocaina. Traffici di cocaina che riguardano - è stato sottolineato dal procuratore De Luca, durante la conferenza stampa, - i gelesi con i catanesi e, anche marijuana, fra i gelesi e i canicattinesi e licatesi. "Marcato il collegamento con il Reggino. Cosa Nostra gelese riusciva addirittura a rifornire la 'Ndragheta di marijuana che veniva usata come parziale corrispettivo della cocaina riservata alla Sicilia", ha concluso il procuratore De Luca. 

AgrigentoNotizie è anche su Whatsapp. Seguici sul nostro canale.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il core business di Cosa Nostra gelese: traffici di droga con gli agrigentini, di armi con i catanesi e rifornimento di "erba" per la 'Ndrangheta

AgrigentoNotizie è in caricamento