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Cronaca

"Furti di energia elettrica con la complicità degli ispettori dell'Enel", venti rinvii a giudizio

Il gup manda tutti a processo con le accuse di furto e corruzione: nella lista degli imputati numerosi commercianti ed esercenti

Il giudice dell'udienza preliminare del tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, ha disposto il rinvio a giudizio di due ispettori dell'Enel e di altre diciotto persone, gran parte delle quali commercianti ed esercenti, accusati di corruzione, abuso di ufficio, omissione di atti di ufficio, furti e truffa.

Gli imputati avrebbero messo in piedi un maxi giro di furti di energia elettrica che sarebbero stati organizzati dagli stessi verificatori dell'Enel in cambio di tangenti. Il sistema, agevolato dall'uso di alcune strumentazioni fornite dagli stessi ispettori, sarebbe servito a negozianti, titolari di varie attività e pure un veterinario per certificare un consumo di corrente di gran lunga inferiore a quello reale. I verificatori, inoltre, avrebbero garantito l'assenza di controlli da parte dei loro colleghi. 

Il processo si celebrerà a partire dal 7 maggio davanti ai giudici della prima sezione penale. Il 7 marzo del 2017, nell'ambito dell'indagine, furono eseguite alcune misure cautelari. Per Giovanni Trupiano, 60 anni di Agrigento, e Domenico La Porta, 63 anni di Naro, verificatori dell'Enel, fu disposto il divieto di dimora nella provincia di Agrigento.

L'obbligo di firma era stato, invece,emesso a carico di una donna, residente a Canicattì, Luigia Vinci, 57 anni, che avrebbe fatto da intermediaria e procacciatrice di nuovi clienti per i due verificatori. L’indagine scaturisce dalla denuncia del gestore di una salagiochi. Nella lista dei venti imputati, ai quali si contestano anche il furto, la truffa e la corruzione, ci sono commercianti, esercenti e professionisti. I difensori (fra gli altri, gli avvocati Calogero Meli, Giuseppe Lauricella, Aldo Virone, Ignazio Valenza, Stefano Catuara, Rosario Di Proietto, Tanja Castronovo, Diego Giarratana e Nicola Grillo) non hanno chiesto riti alternativi come il patteggiamento o l’abbreviato.

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