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Tribunale / Favara

Ammanchi alle poste e ricatti sessuali, vittima in aula: "Così ho perso 5.000 euro"

Un giovane ha raccontato di essere stato raggirato dall'impiegato Pasquale Di Stefano: "Mi diede una copia contraffatta di un buono che non valeva nulla"

"Ho sottoscritto diversi buoni postali, ma ho scoperto dopo mesi che uno di questi era falso. Mi fu consegnata una copia contraffatta che non valeva nulla incassando i miei 5.000 euro": una delle presunte vittime dell'ormai ex impiegato delle Poste, Pasquale Di Stefano, 64 anni, accusato di peculato, ha raccontato in aula la sua disavventure. 

Il processo, giunto alle battute decisive davanti ai giudici della seconda sezione penale, presieduta da Wilma Angela Mazzara, è quello a carico di Di Stefano e di una coppia favarese, residente a Catania, ritenuta responsabile di aver estorto, a più riprese, 250 mila euro proprio all’ex impiegato infedele. All’uomo viene contestata l’accusa di peculato per essersi appropriato indebitamente di una somma di 573 mila euro.

La seconda imputazione è la chiave della vicenda: Di Stefano è accusato di atti sessuali con una ragazzina di età inferiore ai 14 anni che avrebbe adescato nella sua auto dopo essersi fotografato i genitali col cellulare. Poi, secondo la ricostruzione dell’accusa, avrebbe mostrato la foto alla ragazzina con la raccomandazione provocatoria di “farla vedere alla madre”.

La donna, in realtà, con la complicità del compagno (di entrambi si omettono le generalità per tutelare la privacy della ragazzina), da questo episodio avrebbe avuto l’idea per ricattare Di Stefano e “comprare” il suo silenzio con la moglie con una somma molto alta: 250 mila euro, dilazionati nel tempo, che avrebbe sottratto ai clienti.

L’inchiesta potrebbe non essere finita con i tre rinvii a giudizio e il sequestro ai danni dell’ex impiegato visto che, fra le righe, pare emergere il sospetto del coinvolgimento in altre vicende dal tenore simile e alcuni fatti sono emersi e hanno fatto finire a processo Di Stefano per episodi analoghi.

Una delle vittime ha raccontato le modalità con cui Di Stefano gli avrebbe sottratto i 5.000 euro che avrebbe voluto investire raccontando che "la copia consegnata sembrava identica ma dopo tempo - ha aggiunto - scoprii di essere vittima di una truffa".

L'uomo, tuttavia, ha precisato di essere stato integralmente risarcito da Poste Italiane che, peraltro, dopo avere licenziato il suo dipendente in servizio in uno degli uffici di Favara, si è costituita parte civile nel processo. 

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