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Domenica, 28 Aprile 2024
L'inchiesta di Procura e Mobile / Villaggio Mosè

"Volevano recuperare una delle auto consegnate e mai pagate": i retroscena dell'omicidio per errore del Villaggio Mosè

Secondo l'accusa sarebbe stata una spedizione punitiva. Ai tre fermati è stato contestato anche il concorso in porto illegale di arma in luogo pubblico o aperto al pubblico

E' stata una spedizione punitiva. Così come raccontato ieri da AgrigentoNotizie, non c'è stata alcuna rissa, ma vi sarebbe stata un'aggressione - quattro contro uno - con conseguente colluttazione nel piazzale della concessionaria di auto all'ingresso del Villaggio Mosè. E il motivo, che è anche quello che viene ritenuto il movente, sarebbe riconducibile a questioni economiche. Le discussioni fra i palmesi e il rivenditore di auto agrigentino sarebbero cominciate la mattina di venerdì. E sarebbero state imputabili alla compravendita di autovetture. I palmesi - stando a quando emerge, e con il passare delle ore le ricostruzioni si fanno sempre più nitide, - avrebbero venduto delle auto al concessionario agrigentino. A dire dei palmesi, interrogati nella notte fra venerdì e sabato in questura, il concessionario non avrebbe saldato in parte i propri debiti. Ecco perché, a dire sempre di uno degli indagati destinatario del provvedimento di fermo siglato dal pm Gaspare Bentivegna su autorizzazione del procuratore Giovanni Di Leo, i quattro si sono recati, nel pomeriggio di venerdì, all'autosalone del Villaggio Mosè. Pare che l'intento fosse quello di recuperare una delle autovetture vendute e consegnate, ma mai pagate. Non si parla più, minimamente, di assegni scoperti. 

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Ai tre fermati (sono difesi dagli avvocati Santo Lucia e Antonio Ragusa) - provvedimento emesso per pericolo di fuga -, è stato contestato anche il concorso in porto illegale di arma in luogo pubblico o aperto al pubblico. Anche se l'arma, nonostante le ricerche, non è stata trovata, le telecamere di videosorveglianza hanno permesso di immortalare alcune, inequivocabili, scene salienti.

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Queste ricostruzioni sono state fatte, dai poliziotti della Mobile e dalla Procura, nell'arco di 12 ore circa dalla tragedia che è costata la vita a Roberto Di Falco, 38 anni, di Palma di Montechiaro. E nelle prossime ore, in sede di udienza, verranno esaminate - assieme alle posizioni dei tre indagati - dal giudice. S'è detto, fin dalle ore successive, e viene ribadito adesso che si tratta di ricostruzioni che potrebbero rivelarsi relative. L'attività investigativa dei poliziotti della squadra mobile, coordinati dalla Procura di Agrigento, va infatti ancora - e in totale silenzio - avanti. Fra l'altro, e questo è emerso sabato mattina, prima ancora dei fermi, vi sarebbero state dichiarazioni contrastanti, anzi diametralmente opposte. 

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