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Domenica, 28 Aprile 2024

Migranti vittime dei naufragi, Medici senza frontiere: "Non possiamo più permettere che accadano queste tragedie"

La testimonianza di un medico soccorritore in missione sull'Isola agrigentina

Ha tentato di salvarli, di afferrarli mentre li vedeva colare a picco fra le acque antistanti a Lampedusa. E' originario della Costa d'Avorio il ventiduenne, attualmente alloggiato all'hotspot di contrada Imbriacola a Lampedusa, che è ancora, inevitabilmente, sotto choc. A garantirgli supporto psicologico, fra i padiglioni dell'hotspot, il team di Medici senza frontiere, composto dal referente medico Marina Castellano, dalla psicologa Carmen Ventura e dalla mediatrice culturale Fella Boudjemai che è di origini algerine.

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"Le storie sono tantissime, tutte drammatiche - ha spiegato il referente medico del progetto: Marina Castellano, mentre è in partenza da Lampedusa per tornare a Roccella Jonica, altro fronte dell'immigrazione clandestina - . Sia il giovane della Costa d'Avorio che un altro ragazzo che era sul barcone dove si è registrata l'esplosione e dove sono morti, ustionati, i due bambini di 10 mesi e un anno, ci hanno detto: 'Il colloquio con Mara, l'altra psicologa, mi ha aiutato moltissimo, però io comunque chiudo gli occhi e continuo a vederli tutti'. Questa è una cosa comune a tutti i superstiti di ogni naufragio: continuano a vedere annegare coloro che, poco prima, erano seduti vicino a loro e poi di colpo non li hanno più visti. E sono amici, parenti, figli, come è successo in questi ultimi giorni. Non possiamo più permettere che accadano queste tragedie".

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Il team di Msf ha ascoltato il ventiduenne della Costa d'Avorio che era, giorno 24, sul barchino di 5 metri che è affondato a 24 miglia da Lampedusa. Vennero portati in salvo 22 uomini, 3 donne e un minore. Vi furono però 4 dispersi: tre uomini e una donna. Supporto psicologico è stato dato anche ai migranti che erano sul barchino dove s'è registrata l'esplosione e dove due piccoli sono morti.

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