La rivolta in carcere: l'olio bollente ritenuto arma impropria, i 9 indagati davanti al tribunale collegiale
Attraverso i legali hanno annunciato la richiesta di rito abbreviato. Al momento non si è ancora costituita parte civile, attraverso l'Avvocatura di Stato, l'amministrazione penitenziaria
L'olio bollente - con il quale sono stati minacciati i poliziotti penitenziari - è stato ritenuto un'arma impropria. Contestata l'aggravante, i 9 detenuti arrestati lo scorso 2 gennaio per la rivolta al carcere "Pasquale Di Lorenzo" dovranno essere giudicati dal tribunale collegiale. E non dal monocratico dinanzi al quale ieri pomeriggio s'è tenuta l'udienza. Presente l'aggiunto Salvatore Vella, lo stesso pm che la sera dei disordini nella casa circondariale si è precipitato in contrada Petrusa.
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Se fino ad ieri, i 9 indagati rischiavano una condanna da uno a 6 anni, adesso - con la contestazione dell'aggravante - si passa ad un minimo di 3 fino a massimo 15 anni. Attraverso i loro legali di fiducia, fra gli altri gli avvocati Diego Giarratana, Stefano Aliotta, Gaspare Lombardo e Roberta Castorina, gli indagati - che sono originari di Catania e Siracusa - hanno annunciato la richiesta di rito abbreviato. L'udienza è stata rinviata a giorno 27, dinanzi il tribunale collegiale appunto.
Al momento non si è ancora costituita parte civile, attraverso l'Avvocatura di Stato, l'amministrazione penitenziaria.
I detenuti, lo scorso 2 gennaio, reclamando "migliori condizioni di vivibilità", presero possesso della sezione "Africa" del carcere, riscaldarono - secondo l'accusa - l'olio col pentolino e minacciarono i poliziotti penitenziari. Fra i motivi della protesta il freddo all'interno delle celle e condizioni generali ritenute indecorose. Un agente della polizia penitenziaria, durante quel caos, nel tentativo di strappargli le chiavi della sezione "Media sicurezza", rimase ferito: 15 i giorni di prognosi che gli vennero assegnati per la guarigione, poi prorogati con altri 15 giorni. La protesta, quando all'esterno le forze dell'ordine in tenuta antisommossa erano pronte all'intervento, è rientrata pacificamente grazie all'opera di mediazione e dissuasione della polizia penitenziaria che ha subito provveduto all'arresto dei nove presunti promotori della sommossa.