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Lunedì, 29 Aprile 2024
Processo di appello "bis" / Palma di Montechiaro

"Uccise il cognato dopo avere subito minacce e provocazioni": condanna ridotta a 8 anni

Raimondo Burgio, 40 anni, di Palma, fu immortalato in un video mentre sparava, per strada, a Ignazio Scopelliti, 45 anni: la Corte di appello riconosce anche le attenuanti generiche oltre a quelle della provocazione

Otto anni di reclusione per Raimondo Burgio, 40 anni, di Palma, accusato di avere ucciso il cognato Ignazio Scopelliti, 45 anni. I giudici della Corte di appello di Palermo, al processo "bis", dopo che la Cassazione aveva annullato la prima sentenza, hanno concesso le attenuanti generiche che hanno fatto ulteriormente diminuire la pena rispetto ai 10 anni e 8 mesi decisi nel primo processo di secondo grado.

Il delitto è avvenuto il primo novembre del 2018, a colpi di pistola, davanti all'abitazione della madre dell'imputato.

La condanna era stata già diminuita, rispetto ai 17 anni e 4 mesi, inflitti in primo grado per effetto del riconoscimento delle attenuanti della provocazione in un primo momento negate.

I giudici, come sostenuto dalla difesa, affidata all'avvocato Francesco Scopelliti, hanno adesso deciso un ulteriore sconto di pena.

VIDEO. Uccide il cognato per strada: le immagini choc 

All'origine dell'omicidio, secondo la ricostruzione dei fatti, ci sarebbero stati dei contrasti accesi fra la vittima e la moglie, sorella dell'imputato, i cui rapporti si erano incrinati tanto da arrivare a una separazione molto conflittuale. Burgio, venditore di bombole Gpl e acqua minerale, in un primo momento, quando nell’immediatezza dei fatti fu sentito come testimone, aveva negato i fatti.

Quando ha appreso che le immagini del sistema di videosorveglianza di un’abitazione lo avevano immortalato nitidamente mentre sparava al cognato, in pieno centro di Palma, in via Palladio, il cambio di strategia e la confessione precisando che andava in giro armato e aveva sparato per timore.

"Uccise cognato per strada": pg chiede di dimezzare la pena

La difesa ha sempre sostenuto che si era trattato di legittima difesa ovvero che Scopelliti credeva che il cognato, che aveva visto davanti casa della madre, fosse armato e volesse ucciderli.

"L'imputato - hanno scritto i giudici nella sentenza - fu ripetutamente provocato con vilipendi e continue minacce, offese e umiliazioni". 

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