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Lunedì, 29 Aprile 2024
L'intervento / Palma di Montechiaro

Passante ucciso da uno squilibrato, straziante lettera della figlia: "La nostra famiglia è distrutta dalle falsità"

Crocetta Romina Saito, poche ore dopo la sentenza che assolve l'omicida del padre Lillo, per vizio di mente, lancia l'appello: "Basta menzogne, si è trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato"

"Basta menzogne, mio padre era un innocente che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato". Concetta Romina Saito, figlia di Lillo, ucciso il 10 febbraio di due anni fa da uno squilibrato in piazza Provenzani, a Palma, poco dopo la sentenza che assolve per vizio di mente il 44enne Angelo Incardona, che poco prima aveva sparato con la stessa pistola, ferendoli, ai genitori, rompe il silenzio.

La Corte ha prosciolto l'imputato per vizio di mente ma ne ha ordinato il ricovero, per almeno 10 anni, in una struttura dove si possa controllare la sua pericolosità sociale.

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La procura di Agrigento, dopo avere battuto svariate piste, è arrivata alla conclusione che si era trattato del gesto di uno squilibrato che aveva percepito uno sguardo minaccioso da parte di Saito, che passava per caso, è gli aveva scaricato addosso il caricatore della pistola uccidendolo. 

"Ha lavorato tutta la vita - scrive la figlia - per mettere in piedi la sua fabbrica di gelati, ha lottato per quel sogno ed era felice quando lo ha realizzato. Conduceva una vita semplice e tranquilla, dedicata al lavoro e alla famiglia. Il suo unico svago era quello di andare a correre con gli amici la mattina". 

Omicidio Saito, pm chiede assoluzione

La donna aggiunge: "Sul suo conto si sono dette tante cose inventate, la realtà è che quel giorno è uscito da casa per andare al bar con gli amici e mentre stava parcheggiando è stato freddato senza motivo".

La figlia della vittima racconta gli istanti drammatici della scoperta. "Ho ricevuto la chiamata di mia zia e sono andata sul posto con mia mamma e i miei zii. Era già morto ma non l'ho capito, ancora batteva le palpebre. Lo chiamavo per incoraggiarlo mentre gridavo per chiedere che arrivasse un'ambulanza. Ho aperto io la portiera dell'auto, mia madre pensava si trattasse di un infarto". 

"Siamo una famiglia ancora oggi distrutta dal dolore, se scrivo questa lettera è perché sono state dette tante cose non vere, è stato solo vittima di un pazzo. Mio padre era una persona buona - aggiunge - che aiutava le persone in difficoltà con raccolte di fondi o pagando spesa e facendo regali".

La donna, infine, ha ringraziato il suo legale Calogero Meli che l'ha assistita nel processo in cui si è costituita parte civile. 

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