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Domenica, 28 Aprile 2024
Il verdetto / Palma di Montechiaro

Vittima di agguato "protegge" il commando insieme a un amico: prescritta l'accusa di favoreggiamento

Il 57enne Diego Provenzani, scampato a un tentativo di omicidio a colpi di arma da fuoco, era stato intercettato mentre confidava chi gli aveva sparato. Quando fu interrogato dalla polizia, però, preferì tacere e negare: sette anni dopo i fatti i reati non sono più punibili

"Sono stati Totò e Minicu... uno sparava e l'altro guidava". Una "cimice" nascosta nella camera dell'ospedale, dove era ricoverato in seguito all'agguato a pistolettate di cui era stato vittima, aveva ricostruito protagonisti e retroscena del tentato omicidio nel dialogo con un amico. Persino il particolare dell'auto usata, una Fiat Panda gialla, era stato fornito agli inquirenti.  

Quando, però, furono interrogati dalla polizia e dal pubblico ministero avrebbero negato ogni circostanza per proteggere gli autori dell'agguato. Le accuse di favoreggiamento e false dichiarazioni al pm, tuttavia, a distanza di 7 anni sono prescritte.

Il giudice Sabrina Bazzano, quindi, ha emesso una sentenza di non doversi procedere a carico dei palmesi Giuseppe Castronovo, 40 anni e Diego Provenzani, 57.

Condannato per tentato omicidio, torna libero dopo la condanna

Quest'ultimo, il 13 dicembre del 2015, era stato vittima di un tentato omicidio. Dietro l’agguato ai suoi danni a colpi di pistola, ci sarebbe un vecchio debito, non saldato da circa 30 anni. Secondo l’accusa, l’armeria gestita da Domenico Sambito, a Palma di Montechiaro, nel lontanissimo 1987 sarebbe stata rapinata da un gruppo di “stiddari”.

Secondo Sambito del gruppo faceva parte anche Diego Provenzani (che non ha mai subito condanne per mafia), perciò da allora, secondo gli investigatori, Sambito riteneva di avere un credito con Provenzani, per le armi che gli erano state rubate. Sambito avrebbe tentato di riscuotere quel credito ma, non essendoci riuscito, avrebbe organizzato l’agguato. Sambito e l'amico Salvatore Ingiaimo, secondo l’accusa, lo stavano aspettando a bordo di un’auto. Al volante c’era Ingiaimo.

Agguato a pistolettate: palmese si difende dal gup

Quando Provenzani è passato con lo scooter i due lo hanno inseguito e poi Domenico Sambito gli avrebbe esploso contro diversi colpi di pistola calibro 9 senza però riuscire a fare centro se non di striscio. In ospedale l'amico sembra sospettare di Sambito e gli chiede se è stato "Minicu". Poi si fa il nome di battesimo di Ingiaimo. Quando procura e polizia chiedono, alcune settimane più tardi, di spiegare meglio cosa stessero dicendo, sarebbero stati reticenti. Il processo a carico di Ingiaimo e Sambito ha portato alla condanna di entrambi.

L'accusa di favoreggiamento per Castronovo e false dichiarazioni alla procura per Sambito, come sostenuto dal difensore dei due imputati, l'avvocato GIuseppe Vinciguerra, è stata ritenuta prescritta nonostante il pm avesse chiesto la condanna a 2 anni.

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