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Domenica, 28 Aprile 2024
Fu merce di scontro elettorale / Valle dei Templi

Tutti sul "carro" del telamone: ma c'è chi derise e osteggiò il progetto

Venne presentata una interrogazione all'Ars sul tema e si attaccò l'ex assessore Samonà accusato di voler finanziare la ricostruzione di un falso

Petto in fuori e sguardo orgoglioso verso l'alto. Ieri mattina tutti, agrigentini e non, semplici cittadini e non, ammiravano nella Valle dei Templi il "miracolo" (laico) del telamone finalmente "risorto", riposizionato in verticale grazie ad un progetto di musealizzazione. Sia chiaro, non di anastilosi. Non è, infatti, una ricostruzione che vuole camuffarsi da opera antica, ma un'esposizione in verticale di blocchi recuperati da un'ampia area che visivamente restituiscono l'immagine di un bene unico.

Tutti commossi, dicevamo, scossi da un ritrovato amore per questa terra e da un rinnovato orgoglio di essere agrigentini. 

Così però non è sempre stato. Il progetto che oggi vede infatti il suo completamento a distanza di 15 anni dalla prima idea, è stato a lungo osteggiato e persino deriso, oltre che trasformato in merce da scontro elettorale, ideologico e politico.

Un passo indietro.

Il "sogno" di ricostituire il telamone e con esso un angolo del tempio di Zeus risale al 2006. A sostenerlo furono prima l'ex direttore del Parco Pietro Meli con il dirigente del Parco Carmelo Bennardo (oggi a capo del Parco di Siracusa) e poi l'allora collega Roberto Sciarratta (oggi direttore del Parco della Valle dei Templi). A consentire questa ipotesi furono, nel 2004, le attività di studi e ricerche sull’Olympieion affidata all'Istituto archeologico germanico di Roma e guidata da Heinz-Jürgen Beste. La consulenza scientifica del progetto di musealizzazione, dal 2006, fu dell'agrigentino Alessandro Carlino. Alla base, profonde ricerche soprattutto di natura storica su quanto riportato, tra disegni e scritture, dai viaggiatori del Grand Tour.

Questo permise, oltre a nuove conoscenze sul monumento, la precisa catalogazione degli elementi presenti, consentendo di censire 90 frammenti che appartenevano ad almeno otto diversi telamoni e due terzi di una delle gigantesche statue. 

L'idea rimase a lungo congelata, trovando fortissime resistenze politiche ma anche di natura scientifica. Le risorse inizialmente pensate per questo scopo vennero infatti trasferite in altro, cioè la realizzazione della passerella di Ercole. 

Il Parco vuole rialzare il telamone falso", scatta interrogazione: ma è una fake news

Per arrivare a maggiore concretezza rispetto alla vicenda bisogna attendere altri anni e la determinazione dell'oggi direttore del Parco Roberto Sciarratta, per quanto le traversie del progetto erano solo iniziate. Quando venne infatti pubblicata la notizia della messa a gara d'appalto dei lavori iniziarono le polemiche feroci perché qualcuno, più o meno in modo involontario, mise in giro la voce che ad essere risollevato sarebbe stata la ricostruzione presente nella Valle e realizzata alcuni decenni fa dall’Opificio pietre dure di Firenze. Per capirci si parla della grande statua coricata presente proprio nell'area di Zeus.

Una “fake news” prese immediatamente piede, diventando merce da campagna elettorale contro l’assessore ai Beni culturali dell'epoca, Alberto Samonà della Lega. Sui social centinaia i post, i commenti, le prese di posizione anche di esponenti del mondo culturale di chi ha sostenuto apertamente che si sarebbero spesi 200mila euro per rimettere in piedi una copia del telamone e non un'opera originale.

Ci fu anche chi volle vederci chiaro all’Ars: l'ex deputato favarese Giovanni Di Caro, ad esempio, presentò un’interrogazione con cui chiedeva notizie  “in merito all’anastilosi, il restauro e la musealizzazione della copia del Telamone nella Valle dei Templi di Agrigento”. Non sappiamo se, alla fine, qualcuno abbia davvero dissipato quei dubbi.

Ma soprattutto se, oggi, dinnanzi alla meraviglia di un gigante di pietra tornato dal passato, ci sia chi ha voglia di alimentare polemiche.

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