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Domenica, 28 Aprile 2024
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Il maxi sequestro dei beni di Marco Campione: i soldi di Girgenti Acque e Hydrotecne dragati nelle aziende dell'imprenditore

Il provvedimento della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo riguarda, in particolar modo, la "Campione industries" e la "G. Campione srl". Imprese che resteranno pienamente operative: sono state affidate ad un amministratore giudiziario

I soldi di Girgenti Acque (che si occupava del servizio idrico pubblico) e della collegata Hydrotecne venivano dragati in alcune delle aziende di Marco Campione. Vi sarebbe stata una impennata dei fatturati delle aziende dell'imprenditore agrigentino nel momento in cui Marco Campione prese le redini di Girgenti Acque e poi, a partire dal 2019 dopo le interdittive della Prefettura, vi sarebbe stato un crollo. Emerge anche questo - secondo quanto riferito dal procuratore capo, facente funzioni, Salvatore Vella - nel provvedimento di sequestro preventivo di beni disposto dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo. Campione, per la Procura di Agrigento prima e per il tribunale di Palermo dopo, avrebbe gestito "un'impresa illecita".

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Aziende affidate ad amministratore giudiziario

Il sequestro riguarda, in particolare, due società riconducibili di fatto a Campione: la "Campione industries" e la "G. Campione srl". Aziende che detengono, come compartecipazione, quasi il 52 per cento della fu Girgenti Acque oggi acquisita da Aica. Le imprese sono e resteranno pienamente operative: sono state affidate ad un amministratore giudiziario, l'avvocato Ziniti e ad un suo team, che, con la supervisione del tribunale Misure di prevenzione di Palermo, gestirà rapporti di lavoro, beni, rapporti con fornitori, gestirà rapporti con altre aziende. 

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Il procuratore: "Commistione di interessi e fatture false"

"Il tribunale ha citato una serie di episodi che raccontano questa commistione di interessi fra imprese che esercitavano servizi pubblici essenziali e imprese private gestite da Campione Marco e - ha spiegato il procuratore capo, facente funzioni, Salvatore Vella - fa riferimento ad una serie di episodi, quale ad esempio la commistione del personale, il fatto che in un appalto per la piscina di Palermo, appalto gestito da una società di Campione, venivano utilizzati mezzi e personale della Girgenti Acque. Ma viene citata anche la scelta dei soggetti che venivano individuati nel consiglio sindacale, anche lì asserviti alle logiche di Campione. Si fa riferimento - ha continuato a spiegare Vella - al rinvenimento di 18 fatture false presso la società di revisione contabile di Bari. Fatture per oltre un milione e mezzo di euro ed erano una 'copertura' cartacea per dragare liquidità della Girgenti Acque (i cui soldi provenivano dalle bollette idriche pagate dagli agrigentini o da finanziamenti pubblici) che passava alla Hydrotecne e da quest'ultima, senza alcun controllo degli organi societari, alle aziende del gruppo Campione".

"I beni colpiti dal provvedimento cautelare di sequestro (l'udienza di merito si terrà il 19 gennaio) sono suoi, seppur non formalmente riconducibili direttamente a Campione Marco. Tutto dipendeva da lui - ha spiegato il procuratore Vella - e il tribunale evidenzia sia le dichiarazioni del ragioniere in pensione, uomo di fiducia per decenni di Marco Campione, sia le dichiarazioni del fratello che è stato amministratore di una delle società, sia le dichiarazioni del legale di fiducia in diversi procedimenti di Campione". 

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La collaborazione con la Dia

"Sono soddisfatto della collaborazione con la Dia perché siamo riusciti a passare dal racconto di determinati fatti ai numeri. Numeri che sono difficilmente smontabili, ma i numeri per essere letti devono essere messi in fila, così come le carte, i documenti e le fatture e in una realtà economica importante, qual era il gruppo Campione in provincia di Agrigento e in ambito regionale, non erano facili da leggere in maniera unitaria. Questo provvedimento - ha concluso il procuratore capo, facente funzioni, Salvatore Vella - che è temporaneo e non definitivo, premia il lavoro degli uomini della Dia che, nell'ombra, in silenzio, con grandissima dedizione, hanno lavorato in un procedimento che era in corso e ci hanno dato una grossa mano d'aiuto". 

Provvedimento che non ha molti precedenti

Questo genere di provvedimenti di sequestro preventivo non hanno molti precedenti in Italia. E non li ha perché non sono collegati alla criminalità organizzata di stampo mafioso. 

Il procedimento temporaneo che ha portato al sequestro cautelare di beni non è organico all'inchiesta Waterloo durante la quale non è stato chiesto nessun sequestro. Venne infatti, all'epoca, deciso che il "tavolo" sul quale chiedere il sequestro era quello delle Misure di prevenzione. "Questo è un procedimento di prevenzione. Soprattutto quelle di natura patrimoniale rappresentano l'architrave del sistema di prevenzione contemplato nel codice antimafia che si rivolgono non solo ai soggetti destinatari di misure mafiose, ma anche a quelli di 'pericolosità generica' - ha spiegato il vice questore Roberto Cilona che coordina la sezione Dia di Agrigento - . E' un tipo di investigazione molto particolare perché coniuga aspetti di attualità, quelli emersi nell'inchiesta Waterloo, con aspetti che riguardano tutto il percorso dell'imprenditore, dagli albori della sua ascesa, tutte le condotte penalmente, e non, rilevanti. Colpire le basi finanziarie di un'impresa illecita, tale è dal punto di vista indiziario e cautelare il caso di cui ci stiamo occupando e che ha portato al sequestro, è fondamentale. Specie in un territorio, come quello Agrigentino, che dal punto di vista economico è depresso". 

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