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Sabato, 27 Aprile 2024
Il processo / Palma di Montechiaro

Badante condannata a 23 anni di reclusione dopo l'omicidio dell'89enne, ricorso in Cassazione

Secondo il legale della donna il quadro è "superficiale e lacunoso" e la pena "manifestamente eccessiva, sproporzionata e iniqua"

Lo scorso 21 settembre, i giudici della corte d'Assise di appello di Palermo (presieduta da Angelo Pellino) confermarono la condanna a 23 anni di reclusione per la rumena Dana Mihaela Nicoleta Chita, 26 anni, riconosciuta colpevole di avere ucciso l'ottantanovenne Michelangelo Marchese, strangolato nella sua abitazione di Palma da dove sarebbero stati portati via i pochi risparmi e l'auto che teneva posteggiata per strada. Adesso, l'avvocato Giuseppe Lipera del foro di Catania ha preparato il ricorso in Cassazione. 

"La pena confermata, atteso il superficiale e lacunoso quadro meramente indiziario dal quale scaturisce il precedente procedimento, è manifestamente eccessiva, sproporzionata e iniqua" - ha scritto l'avvocato Giuseppe Lipera - . 

La donna fu fermata il 20 novembre del 2020 a distanza di alcuni mesi dell'omicidio avvenuto nella notte tra l'11 e il 12 luglio. L'anziano l'aveva ingaggiata come badante e le avrebbe promesso che l'avrebbe sposata lasciandole l'eredità. La donna, che avrebbe agito con altri complici non identificati, lo avrebbe strangolato e ucciso dopo averlo immobilizzato con del nastro adesivo sul quale sono state trovate tracce del Dna dell'imputata. 

Il caso sarebbe stato risolto scoprendo la sparizione dell'auto dell'anziano che sarebbe stata rubata dalla donna salvo poi cercare di disfarsene. L’auto era stata consegnata a un pregiudicato, che avrebbe dovuto demolirla ma che, invece, decise di tenere per sé. 

La donna, che era stata assistita dall'avvocato Angelo Asaro, è stata pure condannata a risarcire i familiari dell'anziano che si sono costituiti parte civile con l'assistenza degli avvocati Vito Cangemi e Giuseppe Cacciatore. 

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