L’operazione antimafia sulle famiglie della Quisquina, al via gli interrogatori: Imbornone e Provenzano fanno scena muta
Non si è invece avvalso della facoltà di non rispondere Antonio Perricone che ha respinto le accuse. Lunedì e nei giorni successivi saranno sentiti gli altri indagati
Primi interrogatori dell’operazione antimafia nella zona della Quisquina di Agrigento che, l’8 marzo scorso, ha portato a 6 arresti e ad un obbligo di dimora. I carabinieri del comando provinciale di Agrigento, supportati dai colleghi di Caltanissetta e Reggio Calabria, dallo squadrone eliportato Cacciatori di Sicilia e dal nucleo elicotteri di Palermo, avevano eseguito un provvedimento di applicazione di misure cautelari emesso dal gip del tribunale di Palermo su richiesta della Dda. Un'inchiesta che avrebbe permesso di accertare che gli indagati, secondo le accuse, apparterrebbero ad un’associazione a delinquere di tipo mafioso operante nell’area Occidentale della provincia. Un duro colpo, dunque, alle famiglie di Lucca Sicula e Burgio con un ‘ordinanza di custodia cautelare di 214 pagine.
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Davanti al gip del tribunale di Agrigento, Giuseppa Zampino, su delega del giudice del tribunale di Palermo Filippo Serio, è comparso Salvatore Imbornone, 64 anni, ritenuto il reggente del mandamento di Lucca Sicula e Ribera, che si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ad assisterlo è stato l’avvocato Vincenzo Castellano. L’interrogatorio si è svolto al carcere “Di Lorenzo” di Agrigento in contrada Petrusa.
Ha fatto scena muta, sempre nel carcere di Petrusa, anche Alberto Provenzano, 59 anni di Burgio, assistito dall’avvocato Vincenzo Giambruno.
E nello stesso carcere è stato poi interrogato Antonio Perricone, 53 anni di Lucca Sicula. Lui, difeso dall’avvocato Giovanni Vaccaro, ha invece deciso di parlare respingendo le accuse.
Gli interrogatori riprenderanno lunedì e proseguiranno nei giorni successivi.
