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Venerdì, 26 Aprile 2024
Mafia

Tangenti all'Agenzia delle Entrate, volano gli stracci fra pm e difesa: durissimo botta e risposta in aula

Il magistrato della procura Emiliana Busto accusa uno dei difensori di "comportamento del tutto scorretto": replica a muso duro di uno dei decani dell'avvocatura

"Non conosco l'imprenditore Salvatore La Porta, col commercialista Antonio Vetro c'è un rapporto di conoscenza. Ho fatto il funzionario per decenni e conosco tutti": Filippo Ciaravella, 68 anni, è l'unico imputato del processo scaturito dall'inchiesta "Duty free", che ipotizza un giro di tangenti all'Agenzia delle entrate, che ha scelto di farsi interrogare al "giro di boa" del dibattimento, fra i testi dell'accusa e quelli della difesa.

Lo ha fatto a margine di uno scontro durissimo fra il pubblico ministero Emiliana Busto e il difensore di Vetro, l'avvocato Francesco Gibilaro, il cui comportamento è stato definito dal magistrato della Procura "assai scorretto e dilatorio". Questo perchè chiedeva ai giudici della seconda sezione penale, presieduta da Wilma Angela Mazzara, di rinviare l'esame del suo cliente sostenendo che "non sono stati ancora depositati gli estremi dei decreti autorizzativi delle intercettazioni".

Gli animi si sono agitati al punto che, in difesa del collega, è intervenuto pure l'avvocato Antonino Gaziano, uno dei più esperti del foro agrigentino, definendo "inaccettabile" l'osservazione del pm. Il collegio di giudici, che ha schivato le polemiche, ha rigettato la richiesta di Gibilaro. Al centro della vicenda il presunto accordo corruttivo che avrebbe avuto come principale protagonista il funzionario Vincenzo Tascarella, accusato di corruzione, falso e abuso di ufficio.

In particolare, sostiene la Procura, avrebbe favorito l’annullamento di una sanzione tributaria all'imprenditore Salvatore La Porta, titolare della Metalmeccanica, in cambio della sponsorizzazione di 6 mila euro alla polisportiva Invicta Amagione di cui era istruttore nel tempo libero, di una cassetta di gamberoni e di un personal computer che gli sarebbe stato dato dal consulente del lavoro Antonio Vetro. Ciaravella, secondo l'accusa, avrebbe avuto un ruolo nell'accordo corruttivo.

"Non so assolutamente nulla di questa vicenda - ha detto Ciaravella rispondendo anche al suo difensore, l'avvocato Olindo Di Francesco -, so solo che abbiamo annullato l'accertamento perchè c'erano degli errori di calcolo clamorosi. Perchè lo abbiamo fatto in ritardo? Perchè, in qualità di capo team, dovevo gestire 600 pratiche all'anno". Dichiarazioni che non sono piaciute al pm che ha chiesto la trasmissione degli atti al suo ufficio "per calunnia e falsa testimonianza". 

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