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Mafia Camastra

"Condello venne in negozio a chiedermi il pizzo", commerciante accusa boss morto ma non quello vivo

Il negoziante di mobili Calogero Barbara rivela: "Mi disse che dovevo mettermi in regola". Poi viene intercettato mentre chiede protezione a Rosario Meli ma nega: "Non ricordo"

“Giuseppe Condello venne in negozio insieme ad altre persone dicendomi che dovevo mettermi in regola. Se ne parlai con Rosario Meli? Non ricordo”. Il commerciante di mobili di Camastra, Calogero Barbara, più volte ammonito dal pm della Dda Alessia Sinatra che gli ha ricordato l’obbligo di dire la verità senza reticenze, accusa il boss morto ma non quello vivo. Il primo è il palmese Giuseppe Condello, ucciso cinque anni fa insieme all’autista incensurato – Vincenzo Priolo, 27 anni – in un agguato di stampo mafioso non ancora messo a fuoco dagli inquirenti. L’altro è il presunto capomafia di Camastra, Rosario Meli, 69 anni, nuovamente arrestato nell’inchiesta “Vultur” dopo avere scontato una condanna per mafia negli anni scorsi ed essere uscito indenne dall’accusa di essere il mandante dell’omicidio del vice sindaco del paese Salvatore Curto.

Barbara, ieri mattina, è stato ascoltato, davanti ai giudici della seconda sezione penale, presieduta da Luisa Turco. La squadra mobile lo aveva interrogato dopo avere intercettato un colloquio con Meli nel quale pareva chiedergli protezione o, comunque, gli raccontava di avere ricevuto una richiesta estorsiva da qualcuno. “Giuseppe Condello - ha raccontato Barbara - venne in negozio facendo finta di essere un cliente e mi chiese alcuni prezzi di mobili. Stavo parlando con alcune persone e gli chiesi di temporeggiare, lo conoscevo come uno che andava in giro a rompere le scatole e aveva avuto problemi con la giustizia. A quel punto lui mi invitò a mettermi in regola e andò via”.

Barbara non denuncia l’episodio (“in fondo non mi aveva detto di pagare in maniera chiara”) ma lo conferma in seguito alla squadra mobile e, soprattutto, ne parla col vecchio boss del paese che, secondo gli inquirenti, aveva ripreso le vecchie attività indirizzando anche la politica cittadina tanto che è in corso un’ispezione antimafia al Comune di Camastra. Nel maggio del 2012 una microspia nella Passat di Meli (nel processo è imputato anche il figlio Vincenzo, 47 anni; Calogero Piombo, 66 anni, di Camastra; e Calogero Di Caro, 71 anni, di Canicattì) registra una conversazione nella quale Barbara racconta di uno “alcolizzato e drogato che è venuto in negozio senza farsi scrupolo dei clienti che c’erano”. Barbara racconta di dare del “vossia” a Meli e di chiamarlo “zi Saru”. Il boss, più semplicemente, lo chiama “Lillo”. 

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