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Venerdì, 26 Aprile 2024

Lotta alla mafia, il capo della polizia Gabrielli: "Lo Stato vince, ma la guerra non è finita"

Al "Giardino dei giusti", nella Valle dei Templi, accanto agli ulivi dedicati ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sono state collocate due targhe con i nomi di Antonio, Rocco e Vito, Claudio, Emanuela, Agostino e Walter

"Il fatto che oggi ricordiamo le vittime e non i carnefici è la dimostrazione più plastica che poi, alla fin fine, lo Stato vince, la legalità vince e le persone perbene sono le vincenti di questa battaglia, di questa guerra che ancora non è finita. Organizzazioni così radicate, così efferate cambiano strategie, ma non spariscono dall'oggi al domani". Lo ha detto il prefetto Franco Gabrielli, capo della polizia, ad Agrigento per ricordare "il sacrificio dei servitori dello Stato uccisi dalla mafia nelle stragi del '92 e per celebrare la polizia''. Al "Giardino dei giusti", nella Valle dei Templi, accanto agli ulivi dedicati ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sono state collocate due targhe con i nomi di Antonio, Rocco e Vito, Claudio, Emanuela, Agostino e Walter: gli agenti delle scorte dei due magistrati morti a Capaci e in via D'Amelio a Palermo. 

Il capo della polizia al "Giardino dei giusti"

Sul fronte della lotta e contrasto alla criminalità organizzata e del ruolo odierno della società civile il capo della polizia ha ribadito come il danno prodotto sia non solo un fattore regionale: "Abbandoniamo il concetto - ha detto Gabrielli - che la mafia è siciliana, la camorra è campana e la 'ndrangheta è calabrese, purtoppo queste forme criminali sono diventate nel tempo pervasive, diffuse, non c'è più territorio non solo italiano, ormai apprezziamo, in negativo, la presenza anche in altri continenti ed è il motivo per il quale sottolineo l'importanza che non si immagini che tutto sia concluso".

Alla giornata commemorativa promossa dalla Questura erano presenti anche i familiari di Antonio Montinaro, il capo della scorta, nome in codice quarto Savona 15, di Giovanni Falcone, la signora Tina e il figlio Giovanni che, in merito alle verità sulla strage, ai microfoni di Agrigentonotizie ha ribadito:"Noi familiari aspettiamo, attendiamo ma ci sono tante cose da chiarire, sfortunatamente. Non se ne deve fare neanche una battaglia personale, si deve sempre ricercare la verità ma in tutte le storie che riguardano il nostro Paese".

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