“Qualcuno ha bussato alla porta”, al museo archeologico Griffo si presenta il romanzo di Ezio D’Errico
Lunedì 29 agosto alle 21, nel chiostro del museo Archeologico Pietro Griffo, con la presenza dell’editore Lucio Falcone, sarà presentato al pubblico il romanzo di Ezio D’Errico dal titolo “Qualcuno ha bussato alla porta”, primo volume della collana delle opere complete diretta da Beniamino Biondi per la riscoperta di questo scrittore dimenticato, il più grande nato ad Agrigento dopo Luigi Pirandello. Il volume, pubblicato da Pungitopo con una nota critica dello stesso Biondi ed un risvolto di copertina scritto da Toti Ferlita, segna l’inizio di una rivalutazione complessiva dell’opera di D’Errico, cui seguiranno altri romanzi e racconti e l’edizione del teatro completo a cui si sta lavorando
”Quasi nessuno - scrive Biondi - conosce questo autentico genio, che la sorte ha voluto far nascere ad Agrigento. Sfortunato in vita, avendo dato al teatro italiano una profondità di respiro e un’acutezza di analisi che non vennero comprese, lo fu ancora di più dopo la sua morte, quando venne dimenticato, sparito dalle scene e dai cataloghi. Oggi, finalmente, grazie al mio lavoro di ricerca d’archivio e ai numerosi materiali ritrovati, e con l’impegno di un editore illuminato, Lucio Falcone, a cui si deve negli anni passati la pubblicazione delle opere complete di un altro grande drammaturgo siciliano, Beniamino Joppolo, finalmente Ezio D’Errico recupera lo spazio che gli appartiene con l’autorevolezza di una figura letteraria di primo piano che torna nelle librerie con il suo più famoso romanzo giallo – protagonista l’ispettore Richard, sorta di atipico Maigret italiano – e con la previsione delle successive opere, utili a riconfigurare il panorama critico sullo scrittore recuperando il suo nome dall’oblio, dopo l’assurda rimozione che il tempo gli ha riservato“.
L’autore
Il 21 aprile del 1972 fa moriva Ezio d’Errico, scrittore, pittore e drammaturgo, nato ad Agrigento nel 1892. Moriva nel più colpevole isolamento, circondato dai suoi quadri e con accanto solo la moglie. Autore di gialli pubblicati con Mondadori, di opere teatrali tradotte e rappresentate anche all’estero, tra i primi pittori astrattisti in Italia, d’Errico, una sorta di genio rinascimentale, è ancora un universo da esplorare.
Le sue vicende biografiche sembrano avvolte da un alone di mistero: lasciata presto la Sicilia si trasferisce a Parigi, dove tenta l’avventura di pittore e dove conosce artisti di rilievo. Poi, ritorna in Italia, a Torino, per insegnare disegno. Ma oltre alla bohème parigina, l’artista agrigentino dirige riviste di forte presa sul pubblico, come “Crimen” e dal 1936 in poi compone i primi racconti kafkiani e una ventina di romanzi gialli, negli stessi anni in cui dava alle stampe i suoi polizieschi Augusto De Angelis. Grazie proprio a quest’ultimo e a d’ Errico fa irruzione nel giallo italiano l’inquietudine, che mette in crisi la scienza della deduzione e il culto della logica; a dominare invece è l’intuizione, l’empatia psicologica del detective con le vittime e i sospettati. D’ Errico per i suoi polizieschi si ispira chiaramente al creatore di Maigret, tanto da guadagnarsi il soprannome di “Simenon italiano”: infatti, il personaggio da lui creato, l’ispettore Richard, conduce tutte le sue indagini in una Parigi fredda sì, ma sanguigna e popolare.