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Lunedì, 29 Aprile 2024
La polemica

L'arresto di Di Giovanni diventa un caso politico, il sindaco: "Auspico possa dimostrare l'innocenza"

Stamattina erano stati il Partito democratico e Legambiente Agrigento ad aver sollecitato un intervento del primo cittadino

“Esprimo incondizionata, e senza riserve, fiducia nel lavoro della magistratura, che, indubbiamente, eserciterà il proprio corso investigativo secondo legge. Allo stesso tempo auspico che il dottor Gaetano Di Giovanni dimostri la correttezza del proprio operato”. 

Così, intorno alle 13.30, interviene con una stringata nota stampa il sindaco di Agrigento Franco Micciché in seguito alla misura di custodia cautelare emessa a carico dell'oggi capo del suo staff e dirigente della polizia locale per presunte irregolarità commesse quando, da dirigente dei servizi sociali, guidava il Distretto Socio sanitario.

A fare di questa vicenda un caso anche politico erano state le opposizioni "extraconsiliari" a partire dal circolo di Agrigento del Partito democratico.

"Non ci avventuriamo ad esprimere giudizi prematuri - scriveva in una nota il segretario Nino Cuffaro -   ma bisogna rilevare un fatto squisitamente politico. Il sindaco Franco Micciché ha da poco nominato il Di Giovanni capo del suo staff, quindi un pezzo da novanta del suo ufficio amministrativo, dopo averlo a lungo difeso sulla vicenda dell'acquisto dei suv con i fondi destinati alle attività ludico-didattiche dei bambini. Per quest'ultima vicenda il Di Giovanni è stato riconosciuto responsabile di danno erariale in appello e condannato a restituire la somma di 120.000 euro. Nonostante questa pesante condanna e il ruolo di indagato nella vicenda del distretto socio-sanitario, il sindaco lo ha chiamato a ricoprire un ruolo chiave nella sua amministrazione, affidandogli anche l'incarico di comandante della polizia municipale? Perché? Ci dica qualcosa sindaco Miccichè".

Ad intervenire è stato anche il circolo "Rabat" di Legambiente.

"L'arresto del capo di gabinetto del sindaco di Agrigento ci inquieta non poco perché proietta un'ombra oscura sulle scelte amministrative e politiche della giunta Miccichè - dice il presidente del Circolo, Daniele Gucciardo - . Per contribuire a diradarla il sindaco deve schierarsi al fianco di Di Giovanni per assicurare agli occhi dell'opinione pubblica la specchiata onestà e rettitudine che lo hanno indotto a nominarlo 'suo' capo di Gabinetto. Se ciò non accadesse la domanda (Lubrano docet) sorgerebbe spontanea: come ha fatto il sindaco Miccichè a non accorgersi di nulla? Quando c'è qualcosa che non va, anche nei casi in cui non vengono commessi reati, i primi ad accorgersene non sono i magistrati ma le persone più prossime ai sospettati. Auspichiamo – afferma Gucciardo - che si tratti di errore giudiziario e che Di Giovanni risulti estraneo ai fatti che gli vengono contestati, perché se così non fosse tutta la giunta Micciché dovrebbe fare mea culpa e soprattutto assumere le doverose decisioni richieste in tali circostanze".

Ad esprimere "profonda preoccupazione per l'arresto di Di Giovanni è stato anche il Codacons di Agrigento che, con il responsabile del dipartimento trasparenza enti locali Giuseppe Di Rosa aveva più volte avanzato denunce politiche - e non solo - rispetto l'operato del dirigente, a partire dall'ormai noto "Caso suv".

"Noi avevamo denunciato tutto già nel 2021 chiedendo anche un intervento ispettivo al ministro e di essere uditi dalla commissione d'inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia - dice Di Rosa - anticipando lo spaccato che oggi viene fuori per un intervento della procura di Palermo anche se noi da quella data abbiamo denunciato più volte il tutto alla Procura agrigentina. Oggi alla luce degli arresti e dell’arresto del superdirigente del comune di Agrigento, siamo tornati a chiedere formalmente un'indagine approfondita sul comune di Agrigento alle autorità competenti. Chiediamo trasparenza totale e offriamo la massima collaborazione e cooperazione per assicurare che simili episodi non si ripetano".

Ad intervenire sulla vicenda è anche la deputata del Movimento 5 Stelle Ida Carmina. “Fatti gravissimi emersi con l’inchiesta di oggi al Comune di Agrigento sui servizi sociali e gli arresti eccellenti, in primis il capo di gabinetto del sindaco - scrive -. Un quadro inquietante di tangenti e corruzione ai danni delle persone più fragili, dei disabili gravi, degli anziani che ci indigna profondamente. Ringrazio la Procura della Repubblica di Palermo ed i carabinieri per il loro operato. Si faccia piena luce su accuse che inquinano la vita pubblica e fanno un grave danno alla città di Agrigento. L’arresto merita un approfondimento politico perché ferme restando tutte le garanzie per l’indagato, l'amministrazione deve dare parole di trasparenza e di chiarezza".

Il Partito Democratico chiede spiegazioni al sindaco sulla nomina di Gaetano Di Giovanni a capo di Gabinetto. "Alle 13:45 - afferma il segretario cittadino Nino Cuffaro - il sindaco parla: “Esprimo incondizionata, e senza riserve, fiducia nel lavoro della magistratura che, indubbiamente, eserciterà il proprio corso investigativo secondo legge. Allo stesso tempo auspico che il dottor Gaetano Di Giovanni dimostri la correttezza del proprio operato”. Egregio sindaco di Agrigento, lei non può affrontare questa vicenda pronunciando parole di rito. E’ suo preciso dovere dare alla città risposte puntuali. Visto che sembra non capire - aggiunge Cuffaro - le diamo un aiuto formulando noi le domande e aspettando da lei dichiarazioni più ampie e circostanziate su questa vicenda ignobile che riguarda la condizione delle persone più fragili.

Perché ha nominato capo staff un condannato in appello per danno erariale e indagato nell’inchiesta sulla gestione del distretto socio sanitario di Agrigento? Dopo l’indagine della magistratura, partita già nel 2020, ha promosso ispezioni amministrative per verificare il funzionamento del distretto socio sanitario? La nomina del Di Giovanni è una sua scelta, oppure è frutto di indicazioni di politici del suo entourage? Quali provvedimenti pensa di mettere in atto per verificare l’attuate gestione del distretto socio sanitario? Pensa di apportare dei correttivi per evitare che si ripetano in futuro fatti come quelli evidenziati dall’inchiesta penale? Se la sua amministrazione è estranea ai traffici di cui è accusato il Di Giovanni, perché lei stesso non chiede alla Regione una ispezione accurata, per verificare la corretta gestione del distretto socio-sanitario, in modo da fugare ogni sospetto malevolo? Pensa di dover chiedere scusa alla città per le scelte operate in merito alla direzione del distretto socio sanitario? Sindaco, non può sempre nascondersi. Informi la città, convochi una conferenza stampa e chiarisca la posizione di Gaetano Di Giovanni in seno alla sua amministrazione. Diversamente - conclude Nino Cuffaro - saremo autorizzati a pensare il peggio".

Sulla vicenda è intervenuta anche Legacoop Sicilia con il presidente Filippo Parrino: "Sui fatti riportati dalla stampa, in merito alla gestione di servizi sociali gestiti da una cooperativa sociale, Legacoop Sicilia esprime tutta la propria preoccupazione nell’apprendere di ipotesi di reato così gravi e sconcertanti. La cooperazione è fondata su valori etici e su principi di legalità, trasparenza, solidarietà e giustizia sociale, e quando questi valori e principi vengono violati si mina la fiducia nell'intero settore e danneggia la reputazione di tutte le cooperative che operano con impegno e integrità. È importante che le autorità competenti indaghino a fondo su queste accuse e che venga fatta luce su eventuali illeciti commessi. È altrettanto importante che, nel caso in cui vengano confermate tali accuse, vengano applicate le massime condanne in modo da inviare un chiaro segnale che la corruzione non sarà tollerata nel settore della cooperazione sociale, né in nessun altro settore. La cooperazione seria ed etica è fondamentale per rispondere ai bisogni delle comunità e per promuovere il benessere sociale; è un peccato che comportamenti scorretti possano danneggiare l'immagine e l'operato di tutte le cooperative che si impegnano quotidianamente per migliorare le condizioni di vita delle persone. Speriamo che questo caso possa essere risolto nel modo più trasparente e giusto possibile, per ripristinare la fiducia nel settore della cooperazione sociale in Sicilia e oltre".

E' poi intervenuta la deputata nazionale del Partito Democratico Giovanna Iacono: "Le misure cautelari eseguite questa mattina a carico, tra gli altri, dell'oggi dirigente della polizia municipale e allora dirigente dei servizi sociali del comune di Agrigento, Gaetano Di Giovanni, lasciano sgomenti. È grave sia per le ipotesi accusatorie dai carabinieri e dalla Procura di Palermo, sia perché l'intera vicenda, qualora confermata nelle opportune sedi, rivelerebbe uno spaccato di corruzione trasversale che interessa mezza Sicilia - continua Iacono -. Una vicenda allarmante anche perché rivela come oggi un burocrate possa, secondo l'accusa, piegare le regole a proprio piacimento a danno di tutte e tutti e che riguarda tra l'altro appalti per l'erogazione di servizi a minori, anziani e disabili, categorie che più di altre meritano attenzione e tutela.
Ringrazio la Procura di Palermo, guidata da Maurizio de Lucia, per il lavoro svolto e i carabinieri, sono fiduciosa nell’attività che la magistratura porterà avanti, auspicando che possa fare piena luce su ogni aspetto della vicenda e chiarire e accertare ogni responsabilità. Da parlamentare - conclude Iacono - ritengo che questa vicenda ci consegni la necessità di normative più stringenti, nuove e più trasparenti procedure per le gare della pubblica amministrazione, ma, anche, più attenzione da parte della politica nelle procedure di selezione degli incarichi dirigenziali".

(Aggiornato alle 18.15)

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