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Sabato, 27 Aprile 2024
Immigrazione

In fuga da più comunità e ostinata a non accettare sistemazioni: ecco la storia della donna e del figlioletto che hanno dormito per strada

Prefettura, polizia, carabinieri e Caritas, negli ultimi giorni, hanno cercato - esattamente per come aveva già fatto il Comune di Palma di Montechiaro - di aiutare la quarantacinquenne e il bambino di 6 anni. Ma non c'è stato verso

Non soltanto, ed anche più volte, le è stata offerta una sistemazione. Che ha però sempre rifiutato. Compreso la notte fra ieri e oggi quando in piazzale Vittorio Emanuele, sono accorsi i poliziotti della sezione Volanti. Ma è stata, nelle ultime ore, ricostruita tutta la storia recente della donna - una quarantacinquenne tunisina, regolarmente presente sul territorio italiano - che dormiva, assieme al figlioletto di 6 anni, fra panchina e marciapiede antistanti al palazzo della Prefettura. 

Donna e bambino dormono in strada all'addiaccio davanti la Prefettura: è mistero su chi siano

I poliziotti della sezione Volanti quando, poco dopo mezzanotte, sono giunti dove madre e figlio stavano riposando hanno subito proposto alla donna di accompagnarla, assieme al piccino, in una comunità. Forte, anzi categorico, il rifiuto della tunisina che ha voluto restare per strada, sostenendo che l'indomani - cioè oggi - avrebbe preso un autobus per il quale aveva già acquistato i biglietti. Ed effettivamente le perlustrazioni della mattinata e del pomeriggio, fatte dalle pattuglie di polizia e carabinieri, hanno dato esito negativo: la donna non è più in giro per il centro della città dei Templi. 

Il rifiuto d'andare in comunità, dove avrebbe potuto essere sistemata, fatto la scorsa notte non è stato però il primo. Perché per due giorni di seguito, anche se non era mai stata vista dormire in zona, la Prefettura, con i suoi funzionari e con il piantone in servizio all'ingresso, ha cercato di offrirle un posto dove stare.

La donna, assieme ai suoi 5 figli, alloggiava fino allo scorso 17 settembre in un Sai (sistema di accoglienza e integrazione ndr..) di Palma di Montechiaro. Struttura dalla quale autonomamente si è, all'improvviso, allontanata. E' andata a Bologna da alcuni parenti, ma non si è trovata bene e lasciando lì i quattro figli più grandi è tornata a Palma di Montechiaro. Con se ha portato soltanto il piccolo di 6 anni. Il Comune di Palma di Montechiaro ha trovato subito una sistemazione, in una comunità protetta per donne, per la tunisina. Ma è scappata, dopo aver danneggiato mobili e suppellettili, perché non gradiva la vita in comunità. Per non lasciarla in mezzo ad una strada i Servizi sociali di Palma l'hanno sistemata in una comunità di Nicosia, ma anche questa non è stata di suo gradimento ed è arrivata ad Agrigento. Ieri, un funzionario della Prefettura, ha anche cercato e trovato un interprete: era necessario, del resto, spiegarle, e per bene, tutto. Ma la quarantacinquenne non ha voluto sentire ragioni, anzi è sembrata proprio non ragionare. Voleva un posto dove stare, ma non accettava d'andare né in comunità, né in apposite strutture per donne. A Palma di Montechiaro, fra l'altro, aveva ottenuto anche un assegno di mantenimento. La Prefettura può aiutare, ed aiuta in silenzio quotidianamente, centinaia di immigrati. Chi è in attesa della valutazione dello status o chi ha una causa pendente dopo valutazione negativa, viene sistemato in un Caf. Nessuno viene lasciato in giro. Chi ha lo status di rifugiato viene trattato esattamente come se fosse un italiano. Eppure Prefettura, polizia, carabinieri e Caritas, negli ultimi giorni, hanno cercato - esattamente per come aveva già fatto e rifatto il Comune di Palma di Montechiaro - di aiutare la quarantacinquenne e il figlioletto. Ma non c'è stato verso.

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