Il tentato omicidio di discesa Gallo: è stata una vendetta, ma è "giallo" sul movente
Chi ha sparato conosceva le abitudini del tunisino 49enne, sapeva a che ora sarebbe uscito da casa e quale strada avrebbe percorso
Ha tutte le caratteristiche della vendetta, premeditazione compresa, quanto è avvenuto stamani in discesa Gallo, nel centro storico di Agrigento. Il tunisino quarantanovenne, ferito ad un polso, ha detto - e ripetuto - ai poliziotti di non conoscere l'uomo che gli si è parato davanti ed ha esploso un colpo di pistola. Verosimilmente chi ha sparato, un italiano, conosceva le abitudini del tunisino, sapeva a che ora sarebbe uscito da casa e quale strada avrebbe percorso. Fra i due non vi sarebbe stata nessuna discussione, né lite. Il colpo sarebbe stato esploso a brucia pelo.
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I poliziotti della Squadra Mobile, delle Volanti e della Scientifica hanno già visionato alcune registrazioni degli impianti di videosorveglianza presenti tanto in discesa Gallo, quanto lungo le vie Cannameli e Atenea, ma anche in piazza Ravanusella. Non filtrano indiscrezioni al riguardo, anzi le bocche degli investigatori - così come del resto quelle degli inquirenti - sono rigorosamente sigillate. Le registrazioni potrebbero però, è già successo in passato, aiutare le investigazioni e far emergere elementi utili per l'identificazione, e dunque il rintraccio, del malvivente.
Nonostante la zona teatro dell'agguato sia un'area in cui vivono e "lavorano" alcuni pusher, non è detto che il tentato omicidio sia da mettere automaticamente in correlazione con il "mondo" dello spaccio. I poliziotti, come sempre avviene anche in casi di questo genere, stanno "scandagliando" la vita privata del tunisino che è comunque una loro vecchia conoscenza. L'inchiesta è naturalmente coordinata dalla Procura della Repubblica con il procuratore Giovanni Di Leo.