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Domenica, 28 Aprile 2024
Archeologia

Akragas non fu mai assetata: in mostra i reperti di un sistema idrico all'avanguardia

La vetrina espositiva allestita in un luogo inusuale, ma fortemente simbolico, – la caserma dei carabinieri “Biagio Pistone”– che resterà visitabile fino al 30 settembre è il frutto della collaborazione tra il Parco Valle dei Templi e il comando provinciale dell’Arma

“In ginocchio”, “assetata”, “in crisi da settimane”. Quando si parla di servizio idrico, tutt’ora nel 2022, sono queste le espressioni maggiormente usate, con rabbia o sarcasmo, dagli agrigentini. Città (ma anche provincia ndr.) dove la l’emergenza idrica, per un motivo o per l’altro, sembra essere senza fine: appena qualche settimana addietro si teneva il conto di turni di distribuzione lunghi anche 7 giorni. Ma Agrigento non è sempre stata così. Era anzi tutt’altro: aveva, nell’antichità, un sistema di gestione idrico all’avanguardia. Ed fu – da Terone in poi, che si avvalse dell’architetto Feace per realizzare ad Akragas uno dei maggiori acquedotti esistenti - un vero e proprio punto di riferimento. “L’acqua, allora, assolveva a tante funzioni, comprese quelle dei luoghi sacri e delle Terme ritrovate al Quartiere Ellenistico-Romano” – ha rammentato l’archeologa del Parco archeologico Valle dei Templi, Maria Concetta Parello - .

Per ricordare, ma soprattutto far conoscere ai più giovani e ai distratti, cosa effettivamente Agrigento rappresentasse dal punto di vista idrico, da sabato, alla caserma “Biagio Pistone” che è la sede del comando provinciale dell’Arma, sarà visitabile la mostra di reperti archeologici: “Le forme dell’acqua. Usi gestione e paesaggio nell’antica Agrigento”. Una vetrina espositiva allestita in un luogo inusuale, ma fortemente simbolico, – la caserma dei carabinieri “Biagio Pistone” appunto – che resterà visitabile fino al 30 settembre e che è il frutto della collaborazione tra il Parco Valle dei Templi e il comando provinciale dell’Arma.

Il Parco archeologico, con molti dei suoi preziosi reperti, molti dei quali mai esposti prima, arriva dunque in città. “Abbiamo allestito un percorso scientifico che si propone il racconto storico dell’acqua, un tema di grande interesse a partire dall’antichità” – ha detto l’archeologa Maria Concetta Parello che ha curato la mostra assieme alla collega Donatella Mangione - . Usi e gestione dell’acqua nell’antica Agrigento verranno approfonditi – di fatto riscoperti o conosciuti per la prima volta - attraverso un percorso che prevede l’esposizione di reperti provenienti da ricerche antiche e recenti, supportati da un apparato didattico bilingue. “Non c’era una rete unica, ma un gruppo di ipogei che fornivano acqua a singole aree della città, ma anche pozzi e cisterne d’età romana – ha ricordato l’archeologa Parello - . E poi tante fontane, anche il santuario rupestre legato al culto delle acque che sgorgano da due cavità naturali era una fontana”.

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