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Domenica, 28 Aprile 2024

"Basta morti invisibili": la marcia del dolore verso Porta d'Europa, Tareke Bhrane: "Basta indifferenza"

Il prefetto Filippo Romano agli studenti: "Si tratta di un fenomeno epocale, di un problema complesso. Non esistono soluzioni semplici, la ricetta ideologica non funziona. Dobbiamo imparare a lavorare tutti insieme, le scelte spettano al Parlamento"

"Sono stati 10 anni difficili, non abbiamo dormito la notte e il giorno per far capire ai nostri politici che devono dialogare. Per l'indifferenza abbiamo perso circa 28mila persone. E ancora oggi chiediamo che venga dato nome e cognome alle vittime. Perché non applicano la direttiva 55? Per indifferenza? Qualunque autorità nazionale e internazionale venendo qua ha detto: mai più morti, invece siamo ancora qua". Lo detto Tareke Bhrane, presidente del comitato 3 ottobre, durante le commemorazioni per il decennale del naufragio che uccise 368 persone. 

Il naufragio del 3 ottobre 2013, Lampedusa fra raccoglimento, marcia e deposizione corona di fiori non dimentica

"Lampedusa non può essere fatta vista come se fosse l'Afghanistan, Lampedusa ha dato tutto. Voglio ringraziare tutti i sopravvissuti e i familiari che vivono in Europa e che ogni anno tornano qua da cittadini europei - ha sottolineato Bhrane - e tutti hanno un passaporto europeo: chi è diventato norvegese, svedese, olandese. Se ad una persona vanno dati gli strumenti può dare molto di più di quello che riceve. Queste persone sono vittime. Bisogna lavorare a monte, nei Paesi di origine, nei Paesi di transito".  

Alle 3,15, durante la notte, è suonato il silenzio in piazza Piave ed è stata aperta la giornata del ricordo. I loro nomi sono stati letti davanti al monumento che li ricorda, alla presenza di alcuni superstiti e dei familiari di chi, invece, non ce l'ha fatta. La marcia verso Porta d'Europa, nelle cui acque antistanti sono stati gettati mazzi di fiori, è stata fatta con uno striscione con la scritta: "Basta morti invisibili". 

Prefetto: impariamo ad essere fratelli 

"Né Lampedusa, né l'Italia dimenticano. Mi rivolgo ai ragazzi: quello che è successo 10 anni fa a Lampedusa non è soltanto un episodio, ma la punta di un iceberg. Ci sono molti altri eventi tragici, anche alle frontiere orientali dell'Europa: in Grecia e Turchia. Si tratta di un fenomeno epocale che ha dimensioni difficili da comprendere per ciascuno di noi. E' un problema complesso. Non esistono soluzioni semplici, la ricetta ideologica non funziona". Lo ha detto il prefetto di Agrigento, Filippo Romano, intervenendo alla cerimonia di commemorazione del decennale del maxi naufragio con 368 vittime. "Dobbiamo imparare a lavorare tutti insieme, scoprendo di essere uno Stato, una nazione, un popolo. Le scelte spettano al Parlamento che decide quali sono le leggi che regolano la vita di questo Paese. Ma devono essere decisioni prese tenendo presente che siamo tutti italiani - ha detto Romano - . Non esistono soluzioni semplici, bisogna andare oltre e affrontare i problemi con spirito pragmatico, costruttivo e soprattutto con spirito di fratellanza. Se non impariamo ad essere fratelli fra noi, non possiamo essere fratelli di chi è altro da noi".

Sindaco: vogliamo accogliere persone vive

"Si mettano da parte le ideologie, i colori politici e si lavori insieme per arrivare a una soluzione condivisa il prima possibile. Non si può più aspettare. Ho visto arrivare mamme che tenevano in braccio, morti, i propri bimbi. La vera sfida per l'Italia e per l'Europa deve essere quella di far sì che questi viaggi avvengano per scelta e non più per costrizione e per obbligo". Il sindaco delle Pelagie, Filippo Mannino, durante le celebrazioni per il decennale della strage di migranti davanti l'isola dei Conigli, ha lanciato l'ennesimo appello. "Sono passati 10 anni dal naufragio, ma da più di 30 quest'isola continua a dare lezioni di umanità all'Italia, all'Europa e al mondo intero, mentre le istituzioni continuano a guardarci senza che accada nulla, senza che si intervenga con una vera politica migratoria - ha sottolineato Mannino - . Noi continuiamo a fare l'unica cosa che possiamo fare: salvare le persone. Anche quando veniamo criticati perché l'hotspot sovraffollato, perché dentro ci sono tantissime persone ma sono vive. Questo vogliamo fare: accogliere persone vive".

Vice presidente del Senato: favorire cultura accoglienza e solidarietà 

"Quella del 3 ottobre del 2013 non è stata l'unica grande tragedia del mare. Ce ne sono state tante altre fino a Cutro, lo scorso febbraio. Ogni naufragio, ogni singola vita perduta in mare, come ha ricordato papa Francesco, è una perdita incalcolabile per tutta l'umanità. Quasi ogni giorno una piccola imbarcazione o una grande carretta si inabissa nel mare trascinando con se uomini, donne e bambini. Secondo Save the Children, dal 2014, sono 1.143 i minori morti o dispersi nel Mediterraneo, più di 100 nel solo 2023". Lo ha detto il vice presidente del Senato, Maria Domenica Castellone, intervenendo alle celebrazioni per il decennale del naufragio con 368 vittime di Lampedusa. "L'accoglienza per chi fugge da conflitti, persecuzioni e fame è un dovere morale ed etico, ma è anche un obbligo giuridico - ha ricordato - . La presenza di così tanti giovani a Lampedusa richiama anche un altro dramma, quello dei minori non accompagnati. Lo scorso anno sono stati 14mila, quest'anno già 12mila. Questi bambini sono esposti ogni giorno a tanti pericoli. Tutti i bambini che sono migranti, profughi o rifugiati, sono innanzitutto bambini, i più vulnerabili che devono essere al centro della nostra preoccupazione ed azione - ha proseguito Castellone - . La presenza di così tanti giovani a Lampedusa dimostra che la società civile, in tema di accoglienza e integrazione, è molto più avanti della politica che ancora arranca a trovare soluzioni concrete. Favorire una cultura dell'accoglienza e solidarietà contribuisce a contrastare l'intolleranza, il razzismo e la discriminazione. Sono convinta che il vero investimento, anche a livello europeo, vada fatto sull'inclusione e integrazione diffusa sui territori, programmata e coordinata per trasformare questa grande tragedia umanitaria in una opportunità di crescita per tutta Europa. E' indispensabile un'azione coordinata politica europea, di medio e lungo periodo" - ha sottolineato - ."L'enorme pressione migratoria non si risolve con misure improvvisate ed estemporanee. Va affrontata con programmi di crescita, economico-sociale per l'Africa, programmi coraggiosi attenti alle specificità di ogni singolo Paese, rispettosi di identità e culture. Nel breve periodo è necessaria una politica europea di migrazione legale, solo così si può contrastare l'irregolarità si può battere l'attività dei trafficanti di esseri umani e il loro insopportabile volume d'affari" - ha continuato il vice presidente del Senato, Maria Domenica Castellone - . "Sono necessarie politiche nazionali e sovranazionali che portino a pianificare e a investire in cooperazione internazionale, accordi bilaterali, progetti di partenariato, corridoi umanitari, in piani di integrazione - ha aggiunto - . L'esperienza di accoglienza dei profughi ucraini ci ha dimostrato che l'Europa ce la può fare. Tutti dobbiamo impegnarci a costruire una cultura che ci renda consapevoli della ricchezza delle differenze e portare in Europa una visione di futuro in cui la coesione sociale si realizzi intorno alla solidarietà, partendo proprio da qui, da Lampedusa. Da qui possiamo far partire un messaggio di libertà, pluralità e umanità".

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