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Cronaca

Avvocatura, slittano le elezioni per il rinnovo del consiglio dell'Ordine

Anche ad Agrigento, dove è partito il caso, con il ricorso che ha fatto scattare il limite del doppio mandato per i candidati, il voto è stato rinviato "nell'attesa di una totale chiarezza normativa"

Anche ad Agrigento, da dove è partito il caso nazionale sfociato nella sentenza delle sezioni unite della Cassazione e poi nel decreto legge del governo che, di fatto, recepisce i principi della Suprema Corte, slittano le elezioni per il rinnovo del consiglio dell’Ordine degli avvocati. Non si vota nell’immediato, alle urne si andrà entro luglio. Questo per consentire di attendere la conversione in legge del provvedimento del governo che è subito esecutivo ma, in caso di modifiche, potrebbe portare a contenziosi di difficile soluzione. A deliberare lo slittamento è stato lo stesso consiglio.

Il "caso Cremona" approda al consiglio dei ministri

A innescare la miccia è stato l’esperto avvocato civilista Antonino Maria Cremona, eletto nell’organismo rappresentativo della categoria in una posizione di netto contrasto con la maggioranza. Cremona ha portato avanti una battaglia legale contro alcuni componenti del consiglio di cui lui stesso fa parte. Dopo un’iniziale bocciatura da parte degli organi giurisdizionali intermedi, la sua battaglia pare avere fatto breccia e ha bloccato sul nascere la campagna elettorale dove, in blocco, erano pronti a ricandidarsi, anche con ambizioni di presidente, avvocati con più mandati sulle spalle. La questione sta tutta nell'interpretazione della legge, entrata in vigore nel 2017, che prevede l’ineleggibilità dei candidati dopo due mandati consecutivi.

Il punto è se questo “tetto” vigesse a partire dal 2017 per il futuro oppure da subito anche per il passato. Secondo Cremona vigeva da subito. Per questo ha chiesto l’ineleggibilità del presidente Vincenzo Avanzato, del vicepresidente Salvatore Maurizio Buggea e di altri componenti che hanno sforato il limite dei due mandati: Lilla Azzarello, Ignazio Valenza, Fabio Quattrocchi e Gerlando Alonge. La Corte gli ha dato ragione ma ritiene che, per una questione tecnica giuridica, debba essere il consiglio nazionale a sancire il principio.
 

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