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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Sciacca

Giro di prostituzione con ragazze sudamericane, dopo 9 anni arrivano due assoluzioni

Secondo l'accusa tra il 2010 e il 2012 un palermitano e una colombiana avrebbero utilizzato un'abitazione di Sciacca per lucrare sui rapporti sessuali a pagamento. In primo grado erano stati condannati, ma ora la Corte d'Appello ha ribaltato il verdetto: "Non era una casa d'appuntamenti"

Sono passati quasi nove anni, ma alla fine i giudici hanno sancito che quella considerata dalla Procura come una casa di appuntamenti in cui si sarebbero prostituite per 50-70 euro ragazze sudamericane in realtà non lo era. Dopo le condanne inflitte in primo grado dal tribunale di Sciacca per favoreggiamento della prostituzione, adesso la terza sezione della Corte d'Appello ha deciso di assolvere un palermitano e una colombiana.

Gli imputati, A. M., 40 anni, proprietario della casa e difeso dall'avvocato Giuseppe Piazza, e la donna, soprannominata "Daniela" di 45 anni, assistita dall'avvocato Stefania Maccarone, erano finiti sotto inchiesta nel 2012 ed erano stati condannati rispettivamente a un anno e 8 mesi e a un anno e 10 mesi, con la sospensione condizionale della pena. Ora il collegio presieduto da Antonio Napoli li ha invece del tutto scagionati, con la formula "perché il fatto non sussiste".

Secondo la ricostruzione della Procura agrigentina, il palermitano, tra il 2010 e l'agosto del 2012, avrebbe affittato alla colombiana una sua casa di Sciacca. Nell'abitazione, come avevano denunciato alcuni vicini, ci sarebbe stato un continuo viavai di uomini e le inquiline, tutte sudamericane, si sarebbero alternate periodicamente. Da qui l'ipotesi che quella fosse una casa di appuntamenti. Per l'accusa, A. M. e "Daniela", avrebbero favorito un giro di prostituzione, facendo anche pubblicare degli annunci sui giornali per pubblicizzare le prestazioni sessuali a pagamento. Le ragazze avrebbero percepito tra i 50 e i 70 euro a rapporto.

Il tribunale di Sciacca, il 19 dicembre 2018, aveva ritenuto provata questa ricostruzione dei fatti e così aveva condannato i due imputati. In appello, invece, gli avvocati sono riusciti a far ribaltare il verdetto. In primo luogo hanno sostenuto che una delle vicine che per prima si era rivolta ai carabinieri per segnalare il presunto giro di prostitute avrebbe avuto in realtà motivi di astio contro il palermitano, tanto che aveva avviato una causa civile contro di lui in relazione alla proprietà di quella stessa casa. Inoltre, la difesa ha dimostrato come non ci sarebbe stata prova del "continuo viavai" di clienti e neppure dei movimenti economici che consentissero di sostenere che gli imputati avessero effettivamente incassato denaro. Elementi che hanno convinto i giudici.

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