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Il provvedimento / Canicattì

Preso insieme al nipote con un chilo di cocaina pura dopo fuga in auto: "Costretto a spacciare per i soldi"

I carabinieri li hanno arrestati lunedì al termine di un inseguimento durato 12 km, concluso con una collisione fra due vetture e lo schianto contro un albero. L'indagato più grande scagiona il figlio della sorella e spiega: "Non sapeva nulla della droga, ho bisogno di rialzarmi economicamente perché non lavoro"

"Mi devo rialzare economicamente, da cinque anni faccio solo lavori saltuari e ho bisogno di soldi". Emanuele Gioacchino Messina, 32 anni, preso con un chilo di cocaina, ha ammesso di spacciare e si è difeso così, in occasione dell'interrogatorio di convalida dell'arresto.

Il ragazzo è stato fermato dai carabinieri lunedì, insieme al nipote Gabriele Gioacchino Cigna, 19enne, anche lui di Canicattì, al culmine di un inseguimento durato 12 chilometri concluso con una collisione con l'auto dei militari e lo schianto della loro vettura contro un albero tanto che Messina si è presentato all'interrogatorio in stampelle.

Fuggono all'alt e vengono sorpresi con oltre un chilo di cocaina: arrestati due canicattinesi

I due indagati, assistiti dal loro legale Diego Giarratana, sono accusati di detenzione ai fini di spaccio di droga, e resistenza a pubblico ufficiale. Il gip Giuseppe Miceli ha convalidato l'arresto di entrambi e disposto i domiciliari col braccialetto elettronico per Messina e l'obbligo di dimora, con la prescrizione di restare in casa la sera, per Cigna.

Messina ha provato a fare scagionare il figlio della sorella dicendo di averlo tenuto all'oscuro e di avergli chiesto di accompagnarlo a Catania per una visita medica. "E' rimasto in macchina quando ho acquistato la droga da uno sconosciuto per 15mila euro. Siamo fuggiti all'alt - ha detto - perché l'auto era priva di assicurazione".

Il giudice non ha creduto a questa versione dei fatti anche perché non è risultata credibile la fuga da parte dello stesso Cigna, che guidava l'auto, dopo avere visto la paletta che imponeva loro l'alt. La droga, divisa in due buste, era occultata sotto un sedile anteriore. Messina ha, peraltro, ammesso la finalità di spaccio della cocaina motivandola con l'esigenza di doversi risollevare economicamente. Il pm chiedeva per entrambi la custodia in carcere. 

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