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Venerdì, 26 Aprile 2024
Psicologia della Notizia

Psicologia della Notizia

A cura di Florinda Bruccoleri

Quello che le mamme non dicono

Oltre il 70 percento delle madri, nei giorni immediatamente successivi al parto, manifestano sintomi leggeri di depressione, in una forma che il pediatra e psicoanalista inglese Donald Winnicott ha denominato “baby blues”. Ben più gravi e duraturi sono i sintomi della “depressione post-partum”

Qualche settimana fa una notizia ha fatto il giro dei notiziari televisivi e online, una notizia che avrebbe meritato assolutamente un articolo su questa rubrica, ma fatti successivamente altrettanto importanti hanno rubato la scena. Oggi “La psicologia della Notizia” vuole tornare a parlare di quelle madri che non sono felici; di quelle madri che passano dalla gioia dell’attesa di un figlio alla tristezza e all’inadeguatezza; di quelle madri che maltrattano, a volte fino ad uccidere, i loro figli. Si tratta di donne che apparentemente sembrano normali, ma solo apparentemente appunto, perché fondamentalmente su tre una presenta alterazioni psichiche molto gravi.

I motivi, seppur incomprensibili, possono essere molto diversi. Uno tra tutti è la depressione post partum. Vediamo, per linee generali, cos’è. La depressione post-partum è una particolare forma di disturbo nervoso che colpisce alcune donne a partire dal terzo o quarto giorno seguente il parto e che può avere una durata di diversi giorni, manifestandosi in qualche caso come depressione vera e propria, accompagnata da forme di psicosi. 

Oltre il 70 percento delle madri, nei giorni immediatamente successivi al parto, manifestano sintomi leggeri di depressione, in una forma che il pediatra e psicoanalista inglese Donald Winnicott ha denominato “baby blues”, con riferimento allo stato di malinconia (“blues”) che caratterizza il fenomeno. Si tratta quindi di una reazione piuttosto comune i cui sintomi includono delle crisi di pianto senza motivi apparenti, irritabilità, inquietudine e ansietà che tendono generalmente a scomparire nel giro di pochi giorni. 

Ben più gravi e duraturi sono i sintomi della “depressione post-partum” che perdurano anche per un intero anno e che comprendono: indolenza, affaticamento, esaurimento, disperazione, inappetenza, insonnia o sonno eccessivo, confusione, pianto inconsulto, disinteresse per il bambino, paura di far male al bambino o a se stessa, improvvisi cambiamenti di umore (cfr. benessere.com). 

La depressione post partum esiste in quasi tutte le donne ed è importante che tutte le persone che hanno a che fare con loro stiano attenti a scopo preventivo a segnali e cambiamenti. Ma è bene precisare che le donne che uccidono sono poche. Per uccidere, infatti, non è sufficiente la depressione. Ci vuole aggressività, mancanza di senso materno, incapacità di accudire con amore, incapacità di capire cosa un figlio ha bisogno.

Si può essere depressi, infatti, ma senza dover uccidere il proprio figlio.

La nascita, seppur nell’immaginario collettivo sia un evento straordinario e ricco di gioia, è comunque anche un evento che sconvolge per forza di cose la vita: il piccolo è un estraneo per la coppia, invade in maniera forte la famiglia. Se dovessimo incontrarle per strada, queste donne, neppure le noteremmo: sono ragazze, signore, donne, coi loro terribili tormenti e le loro inespresse inadeguatezze. Non tutte hanno una patologia mentale e non sempre quelle che hanno patologia mentale compiono poi “figlicidi”. Parlare di depressione post partum, infatti, è ben diverso da parlare di depressione psicotica.

Il fatto che non se ne parli o se ne parli poco contribuisce a rendere le donne disorientate, confuse e sole. Sono le mamme stesse a evitare di raccontare dei primi mesi in termini negativi, come se non se lo potessero concedere e come se sia “sconveniente” parlare della propria stanchezza e del senso d’inadeguatezza che si prova (cfr. internet).

Il tema potrebbe apparire eccessivo, ma è anche bene poter accendere i riflettori su questi argomenti. Sono eventi rarissimi poiché la depressione post partum è un evento fisiologico e pertanto fisiologicamente se ne esce, la psicosi è tutt’altro capitolo. Il messaggio che oggi si vuole lanciare è prevenzione. Dire alle donne “non spaventatevi, apritevi coi vostri medici, non c’è vergogna a sentirsi sole e inadeguate e a disattendere le aspettative proprie e della vostra famiglia.” 

Dott.ssa Florinda Bruccoleri 
Psicologa, Psicoterapeuta analista transazionale,
Psicooncologa ed esperta in psicologia forense.
Sito web: www.florindabruccoleri.it

Quello che le mamme non dicono

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