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Domenica, 28 Aprile 2024
Canicatti Canicattì

"Operaio in nero morì in cantiere e simularono incidente stradale", imputato patteggia

In cinque sono accusati di avere provocato il decesso di Giuseppe Gioacchino Bordonaro, 52 anni, caduto da una palazzina in costruzione

Uno dei cinque imputati – Antonio Ferraro, 55 anni, proprietario della palazzina dove si sarebbe verificato l’incidente mortale sul lavoro – chiede un rinvio finalizzato alla richiesta di patteggiamento. Il giudice dell’udienza preliminare Alfonso Malato glielo concede e si torna in aula il 22 maggio.

Nella prossima udienza potrebbero esserci subito i primi sviluppi della vicenda giudiziaria scaturita dall'inchiesta che ipotizza delle responsabilità in un incidente mortale che poi sarebbe stato oggetto di un tentativo di depistaggio. Alcuni imputati, infatti, secondo la Procura avrebbero tentato di far credere che la vittima non si trovava in cantiere ma era stata travolta da un furgone mentre raccoglieva erbacce.

In realtà pare che Giuseppe Gioacchino Bordonaro, 52 anni, stesse lavorando come operaio in nero nel soffitto di un cantiere dove si stava realizzando un manufatto abusivo. La polizia avviò le indagini e si accorse subito che la ricostruzione dell’episodio non era apparsa per nulla convincente. L’incidente è avvenuto in contrada Montagna-via Forlì, a Canicattì, il 24 giugno del 2014. La vittima sarebbe caduta dal tetto.

Le accuse, a carico di cinque persone, sono di omicidio colposo, simulazione di reato, favoreggiamento personale, abusivismo edilizio e violazione della normativa in materia di sicurezza sul lavoro. L’udienza preliminare, di fatto, deve ancora iniziare perché, dopo un primo rinvio per una mancata notifica, ieri c’è stato il secondo per formalizzare una richiesta di patteggiamento. Sotto accusa Maria Grazia Cuva, 52 anni, Antonio Ferraro, 55 anni, Roberto Lauricella Donisi, 47 anni, Giovanni Garlisi, 36 anni, e Gioacchino Caracciolo, 40 anni, tutti di Canicattì. L’accusa di omicidio colposo viene contestata a Cuva, Ferraro, Lauricella e Garlisi. Cuva e Ferraro sono i proprietari del manufatto nonché committenti delle opere, mentre Garlisi è il titolare dell’impresa esecutrice.

A tutti gli imputati viene contestato l’abusivismo edilizio perché il manufatto in costruzione non avrebbe avuto alcuna licenza che ne autorizzasse l’edificazione. Garlisi, che risponde anche di simulazione di reato, avrebbe cercato di occultare l’episodio raccontando ai medici dell’ospedale Barone Lombardo di Canicattì di avere investito col proprio furgone Bordonaro che era per strada a raccogliere erbacce. Caracciolo, collega della vittima, è accusato di favoreggiamento perché avrebbe negato la presenza di Bordonaro nel cantiere.

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