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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Briscola, scopa e sto! La storia delle carte siciliane

Le carte da gioco con re, schiccareddri e dinari. Dalla lontana Arabia, passando per la Spagna, un viaggio lungo secoli e carico di simbolismo

Briscola, Scopa, Ti Vitti, Sto! Sono alcune delle esclamazioni tipiche che si sentono dalle nostre parti quando si gioca a carte , che sia Natale, periodo di festa o magari si è nei pressi di un circolo ricreativo.

Chi vive in Sicilia sa infatti che queste espressioni fanno parte della cultura tradizionale, della vita di ogni giorno e subito la mente va al mazzo di carte siciliane. 

Diverse parti e zone d’Italia hanno le proprie, ma nello specifico le nostre da dove provengono? Da quanto, effettivamente, esistono?

Quando nascono

Non è sicuro l’esatto momento in cui le carte da gioco, o almeno quelle raffiguranti i semi che oggi conosciamo, abbiano fatto il loro ingresso nell’ambiente europeo. Tutte le teorie finora date per veritiere concordano su un fatto: esse sono state introdotte, inizialmente in Spagna, dagli Arabi, più in particolare dai Mamelucchi Egiziani, intorno al XIV secolo.

Facile allora capire come siano arrivate in  Sicilia, ma di certo lungo il loro percorso si sono fermate che in Sicilia anche in Sardegna e a Napoli, dove si possono trovare gli stessi semi.

Elementi arabi nelle carte siciliane

Il mazzo siciliano, come si sa, è composto da 40 carte, dieci per ogni seme. Questi ultimi provengono senza dubbio dal mazzo dei Mamelucchi, di origine arabo-marocchina: seppur formato da 52 carte, tra di esse era possibile trovare i Jawkân che nel nostro mazzo diventano bastoni da polo, i Darâhim ovvero i denari, le Suyûf, le spade, infine le Tûmân cioè le coppe.

Ma non è l’unico elemento arabo che è arrivato sino ai giorni nostri. Basti pensare, infatti, alle figure a cavallo: quel colore grigio, non è inusuale per un equino? La risposta arriva dalla cultura araba: spesso le figure più importanti venivano raffigurate a cavallo di un asino, non simbolo di scherno ma di umiltà spirituale, la stessa con la quale si entrava in pellegrinaggio nella città di Medina, dove è possibile trovare la tomba del Profeta.

Il colore grigio dell’asino e la rappresentazione, nelle carte siciliane più vecchie, dei cavalieri a dorso d’asino hanno portato a denominare la figura come Sceccu, o Sciccareddu. 

Ma le trasformazioni delle carte siciliane non si fermano qui, vi è un simbolismo unico e particolareggiato al quale fare attenzione. Ad esempio, nel tre d’oro è possibile trovare raffigurata la Trinacria, simbolo della Sicilia. O ancora, nel cinque d’oro si può trovare una biga: non è inusuale trovare al suo posto, nei mazzi più antichi, la figura di Garibaldi. Una garibaldina è infine la donna di coppe; seppur rappresentata con una dolcezza di forme tipicamente femminile, la carta originariamente rappresenta un fante: ecco il perché degli abiti mascolini e delle armi alla mano.

La storia e la cultura tradizionale, dunque, confluiscono nelle carte da gioco, nella loro lunga storia iniziata dalla Spagna fino al suo arrivo in Sicilia.

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