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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

"Prendiamo atto del fallimento dei benefici", ecco perchè Arnone torna in carcere

L'avvocato ed ex leader degli ambientalisti in Sicilia deve finire di scontare un cumulo di condanne a 4 anni per diffamazione e calunnia. L'annuncio prima del rientro in cella: "Farò lo sciopero della fame". Il tribunale di sorveglianza: "Numerose violazioni rendono inutile una misura alternativa"

"Questo tribunale non può che prendere atto del fallimento delle finalità per le quali le misure alternative al carcere sono state concesse e, nonostante tutto, sinora mantenute".

Con queste motivazioni, il tribunale di sorveglianza di Palermo, presieduto da Luisa Leone, ha revocato la semilibertà concessa all'avvocato ed ex presidente regionale di Legambiente negli anni Novanta, Giuseppe Arnone, che dovrà finire di scontare - se il provvedimento non dovesse essere rivisto - un cumulo di condanne a 4 anni, per le accuse di diffamazione e calunnia, in carcere.

Arnone, ieri pomeriggio, è stato prelevato dalla polizia penitenziaria nel suo studio legale e trasportato nel carcere di contrada Petrusa. 

Il suo legale Daniela Principato, con una nota indirizzata agli organi di stampa, annuncia che Arnone farà lo sciopero della fame per protestare contro l'incostituzionalità della norma che prevede la detenzione per il reato di diffamazione. "E' rimasto l'unico in Italia - dice il suo legale - a scontare una pena detentiva intramuraria per il reato di diffamazione. Non a caso la Corte di Strasburgo ha più volte sanzionato l’Italia per non essersi allineata a quelle che sono state da parecchio tempo le sue direttive in tema di pene detentive relative al reato di diffamazione, reato che non può essere più sanzionato con la reclusione in carcere".

Arnone ha annunciato, inoltre, che chiederà la grazia al presidente della Repubblica. I giudici del tribunale di sorveglianza, nel provvedimento, con cui revocano i benefici della semilibertà (che consente al condannato di rientrare in carcere solo la sera), sottolineano le numerose violazioni delle prescrizioni e, soprattutto, del divieto di comunicazione.

In particolare, in occasione del ballottaggio per le elezioni amministrative dello scorso ottobre, avrebbe inviato, per posta, a numerosi destinatari, un volantino elettorale gravido di accuse a carico del candidato a sindaco Calogero Firetto.

E poi una serie di scritti, indirizzati anche ad organi istituzionali e giudiziari, contenenti accuse all'indirizzo di altri magistrati.

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