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Domenica, 28 Aprile 2024
Giustizia amministrativa

Esclusi dalla gestione di una residenza universitaria chiedono mezzo milione di risarcimento: il Tar dice "no"

Il ricorso è stato ritenuto "improcedibile", senza che si sia entrati nel merito della disputa: i locali vennero consegnati nel 2013 ma non sono mai entrati in funzione

Gli venne revocata la gestione di una residenza universtiaria nel cuore del centro storico, l'Ecua non dovrà risarcire oltre mezzo milione di euro ad un privato.

E' giunta a conclusione dinnanzi ai giudici amministrativi - anche se solo in primo grado - la lunga e complessa vicenda partita da un ricorso presentato nel 2017 dalla società DpS, che aveva ottenuto la gestione di una struttura all'interno dell'ex ospedale civile di via Atenea fino al 2015 dopo appena due anni. Il contratto venne risolto per "grave inadempimento" dell'università e quindi il privato chiese l'annullamento degli atti firmati dal Polo e la condanna dello stesso "al risarcimento dei danni e al pagamento dei canoni versati, dei premi versati per l’emissione della fideiussione, dei connessi premi di mantenimento e delle spese contrattuali e di custodia e manutenzione degli immobili".

I locali erano stati consegnati nel 2013, e già in quella data il privato aveva rilevato una serie di carenze strutturali. Nonostante questo l'immobile viene consegnato così come si trovava, nonostante fosse privo di alcune "formalità catastali", cioè l'accatastamento, che impedivano alla società di usarlo per attività ricettiva, scopo per cui ne avevano ottenuto la gestione. Per risolvere il problema servivano oltre 50mila euro che il polo chiedeva fosse il privato a pagare. A questo si era aggiunto, ad esempio, il malfunzionamento degli impianti di climatizzazione, da anni spenti.

Passano ben 2 anni e, alla fine, si arriva alle vie legali, con la società che, ricevuto dal Cupa un sollecito, "sosteneva che la responsabilità per la mancata apertura della residenza universitaria era da addebitarsi esclusivamente alla condotta omissiva ed inadempiente del Polo, con particolare riferimento all’errata catastazione degli immobili concessi in uso". A marzo arriva la definitiva chiusura della vicenda, con la revoca nei confronti del privato che agisce davanti al Tar chiedendo un risarcimento di oltre mezzo milione di euro. 

Richiesta respinta dai giudici amministrativi anche senza entrare nel merito dello scontro pubblico-privato. Il tar, infatti, ha ritenuto il ricorso inammissibile perché la Di Porto ha chiesto di ottenere la cessazione di efficacia di un atto (la concessione contratto) i cui effetti erano già venuti meno con l'atto di revoca del marzo 2015.

Il Polo, dicono i giudici "disponeva la revoca della concessione amministrativa di uso e gestione della residenza universitaria che era stata affidata alla società attrice motivando tale determinazione in relazione all’interesse pubblico di procedere alla immediata apertura della residenza universitaria tenuto conto altresì della sopraggiunta manifestazione di disponibilità dell’Ersu di Palermo a prendere in affidamento la struttura da destinare integralmente a residenza universitaria, con un maggiore e più efficace utilizzo della struttura medesima. In relazione a tale determinazione la ricorrente non ha dedotto alcun profilo di illegittimità limitandosi, del tutto genericamente, a chiederne la sua disapplicazione e/o inefficacia, quale conseguenza dell’inadempimento".

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